Il progetto di accoglienza punta ad una integrazione dei migranti rafforzando il loro percorso di autonomia
Fano – DI ANDREA PAOLONI
Sabato 2 aprile, presso il centro civico di Gimarra, si è tenuta la presentazione del Progetto APRI. Ne parliamo con Nadia Ben Hassen, responsabile per Caritas diocesana per quest’ambito.
Nadia, cos’è il progetto APRI?
Si tratta di un’iniziativa di Caritas italiana che ha lo scopo di creare migliori condizioni di integrazione per i migranti attraverso forme di accoglienza alternativa che coinvolgono l’intera comunità, ecclesiale e civile. L’obiettivo del progetto è infatti la costruzione della comunità attraverso l’accoglienza e la riscoperta, il valore dell’accompagnamento, della partecipazione nella vita degli altri.
All’incontro era presente Valeria Mele, responsabile del progetto per il centro Italia.
Valeria ci ha illustrato il progetto a livello nazionale e soprattutto ci ha raccontato il senso del programma, facendo una particolare attenzione al passaggio “da progetto a processo”. APRI infatti vuole attivare un processo di cambiamento, che si sviluppa proprio grazie al valore delle relazioni: accogliere va al di là del fornire casa, cibo e lavoro. L’accoglienza è creare relazioni con gli accolti e supportarli attraverso relazioni positive, che sono necessarie per riparare la fiducia negli altri, nel lavoro, in sé stessi e per sentirsi parte di una comunità.
Caritas Diocesana come si sta muovendo?
Come Caritas Fano abbiamo aderito a febbraio 2020, attivando 3 accoglienze di 10 persone. Nel 2022 il progetto è stato rilanciato con nuove accoglienze. Al momento sono attive 4 accoglienze di 4 giovani, nel territorio di Fano e di Pergola. L’obiettivo per il futuro è quello di promuovere ulteriormente le accoglienze, raggiungendo ogni angolo della nostra Diocesi.
L’incontro è stato ricco di testimonianze di chi già fa accoglienza…
Le testimonianze sono fondamentali per il progetto APRI. Attraverso le esperienze dei tutor e degli accolti il progetto cresce e si amplia. Come nel caso di Monica, che accoglie Lamin. Il suo percorso inizia da uno slancio personale, un piccolo passo come l’andare a trovare i suoi nuovi vicini di casa, alcuni ragazzi di origini africane, portando loro una torta. Da questo piccolo passo è poi scaturita una vera e propria valanga, che ha portato non solo all’accoglienza di Lamin ma anche a coinvolgere alcuni amici di Monica nell’avviare altre esperienze di accoglienza.
Accanto a questa esperienza c’è poi quella di Sabrina, che nasce da una situazione di paura e di rigetto che si è trovata a vivere nella sua città, mostratasi restia ad ospitare una struttura di accoglienza. Insieme ad un gruppo di altri cittadini si è trovata ad impegnarsi per dare un’immagine di apertura. Questo percorso l’ha portata a conoscere Ebrima e poi a ritrovarlo grazie al progetto APRI, riuscendo ad attivare una vasta rete che ne se potesse prendere cura, dall’alloggio in parrocchia fino al datore di lavoro, facendo proprio da esempio di quello che il progetto APRI vuole essere: un’accoglienza coinvolgente, in grado di liberare nuove energie e far rivivere le comunità.