Fano
di Cristina Genga
Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e Lavoro
Si è tenuta dal 10 al 13 marzo a Chiavari il VI Seminario degli Uffici della Pastorale sociale e del lavoro promosso dalla CEI, a cui hanno partecipato i delegati delle diocesi d’Italia. Si è ripartiti dai temi dell’ecologia integrale della Settimana Sociale di Taranto, per sviluppare un’articolata riflessione ed elaborare una visione dei temi della cura del bene comune, nella dinamica del cammino sinodale. Nel ripensare al ruolo che gli Uffici diocesani sono chiamati a svolgere in questo divenire, la sinodalità è apparsa essere sempre più come la vocazione della Chiesa del terzo millennio; un evento di Grazia, che nel riportare al centro l’ascolto dal basso, consente con l’esercizio della preghiera e la larga partecipazione di tutti i battezzati e non, di realizzare quel discernimento comunitario, necessario per leggere il segno dei tempi.
E’chiaro che il camminare assieme, passo dopo passo, esprime una missione ed un essere Chiesa il cui scopo è “far germogliare sogni, suscitare profezie, far fiorire speranze, stimolare la fiducia e fasciare le ferite”, come ha ricordato suor Nathalie Becquart. Comunione, partecipazione e missione, diventano i tre aspetti circolari di questo tempo che la Chiesa attraversa. Occorre allora rovesciare la struttura piramidale ecclesiastica, recuperare il senso della comunità e del popolo di Dio, pensare ad un nuovo modo di esercitare la responsabilità, partendo dalla pratica dell’ascolto e del dialogo, in cui ogni singolo è interdipendente e al tempo stesso connesso. E poiché si è ben compreso che lo Spirito Santo ha proprio suscitato i giovani, veri anticipatori della stagione sinodale, i medesimi che troppo spesso non trovano lo spazio e la libertà per esprimersi, occorrerà renderli protagonisti di questo rinnovamento.
Al termine di queste giornate, viene consegnata agli uffici pastorali la missione impellente del prendersi cura delle comunità e realtà locali, di essere promotori di quella politica come cura, dove essa non si risolve in un compito gestionale, ma etico, volta al bene, alla persona, ai corpi intermedi e alle istituzioni. Luoghi in cui si convoca, si prega, si ascolta, si lavora e si ritesse; antenne che intercettano i bisogni e le speranze, per accompagnare e formare. Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, divenendo costruttori di comunità ed attuatori di concretezza.