Bellocchi
a cura della Redazione
E’ partito dalle parole del Messaggio per la Giornata del Malato “Siate misericordiosi Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità” il Vescovo Armando che, sabato 12 febbraio a Casa Serena, ha presieduto la Santa Messa.
Misericordia. “Il termine misericordia – ha messo in evidenza – è uno dei concetti principali dell’intero messaggio biblico. Nel nostro versetto è usato l’aggettivo oiktirmòs che indica il sentimento di compassione di fronte alle sventure del prossimo che si traduce in una forma di imperativo morale. L’amore deve volere il bene dell’altro indipendentemente da ciò che l’altro fa o conta per me. Gesù non impone una nuova norma morale ma annuncia una buona notizia. E la buona notizia è proprio questa che il Padre delle compassioni assume su di Sé tutte le nostre sventure, egli viene in soccorso alla nostra debolezza, ai nostri dubbi, alle nostre ansie. Papa Francesco, all’episcopato brasiliano, così descriveva: “Serve una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia non è possibile inserirsi in un mondo di “feriti” che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore”. E ancora Papa Francesco: “Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro. Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza, a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente. Ecco allora l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Curare. Il Vescovo, poi, ha citato le parole del Papa nel messaggio di quest’anno per la Giornata del Malato. “Mai farci dimenticare che il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Nel nostro tempo, nel quale è diffusa la cultura dello scarto, e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta – ha proseguito il Vescovo citando le parole del Messaggio per la Giornata del Malato – queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale”.
Fede. Il Vescovo si è soffermato, poi, sulla fede religiosa che, nel corso dei secoli, ha generato e suscitato un impegno straordinario di carità e ha alimentato un desiderio inesauribile di giustizia. “La retta ragione non annulla il mistero anzi riconosce che nel cuore dell’uomo vi sono tante domande a cui essa non può rispondere. La fede è come un piccolo squarcio in quel velo che avvolge l’universo della conoscenza, invita a guardare oltre. Non toglie spazio all’uomo, ma ridimensiona la sua pretesa di essere principio di sé stesso. Non gli chiede di farsi da parte, ma di riconoscere di essere parte di una storia che trova in Dio il suo principio. Nel tempo della pandemia, che rimescola le carte e riscrive la grammatica della vita sociale, i credenti dovrebbero anzitutto e soprattutto comunicare la fede con il massimo impegno. È la premessa per impedire quel “naufragio della civiltà” che Papa Francesco ha denunciato di recente.
Sofferenza. Il Vescovo ha parlato poi di sofferenza. “Sofferenza, un conto è parlarne, un conto è viverla nella propria carne e nel proprio cuore. Nel dolore bisognerebbe essere molto cauti e fare un po’silenzio perché sono misteri che si comprendono più stando in silenzio che parlandone”.