Sarà un’annata eccezionale per il Bianchello del Metauro, la doc che proprio quest’anno compie 50 anni di vita. Mezzo secolo in costante miglioramento con una produzione che la scorsa vendemmia è arrivata a quasi 1,2 milioni di bottiglie (in aumento dell’11% rispetto alla vendemmia 2017) e a una produzione di quasi 14mila ettolitri (+23%).
Stime. Si tratta di una realtà che va dalla costa adriatica e i monti della Cesana, da Fano a Urbino, o come meglio specifica il disciplinare, è compresa “tra il confine con la provincia di Ancona a sud dato dal fiume Cesano, ed il decorso del fiume Arzilla a nord”, “definita con i limiti del bacino del fiume Metauro che la attraversa da ovest ad est per tutta la sua estensione”, interessando “18 comuni compresi tra il mare Adriatico ed i monti della Cesana situati nella fascia preappenninica nel comune di Urbino”, conta un centinaio di operatori alle prese, proprio in questi giorni, con la vendemmia 2019. Si prevede una riduzione lievemente inferiore rispetto a quella dello scorso anno ma di maggiore qualità. La stima di Coldiretti Marche sulla produzione regionale rispetto a un calo medio nazionale di circa il 10%/15% sullo scorso anno quando la produzione aveva superato gli 88mila quintali di uva coltivata in circa 850 ettari.
Primato. In generale, in Italia, le premesse sono buone per una produzione stimata sui 46 milioni di ettolitri, in calo del 16% rispetto allo scorso anno, secondo Ismea. Salvo comunque il primato mondiale davanti alla Francia che si ferma a 43,9 milioni di ettolitri e la Spagna a 40 milioni secondo i Ministeri agricoli dei due Paesi. Secondo il report annuale di Assoenologi sarà un’ottima annata per i grandi bianchi autoctoni. All’eccellenza del Bianchello si potrebbe aggiungere anche quello delle altre doc provinciali: il Colli Pesaresi e il Pergola delle quali si occupano oltre un centinaio di operatori del settore vitivinicolo provinciale. Vigneti votati all’eccellenza: oltre l’80% della produzione marchigiana, media superiore a quella italiana, è destinata a Doc, Docg e Igt, vini a denominazione maggiormente distintivi del territorio e per questo apprezzati sulle tavole estere con le esportazioni 2018 arrivate quasi a 57 milioni. Nello stesso periodo la sola provincia di Pesaro Urbino ha aumentato il valore del proprio export del vino di oltre l’11%.
Territorio. “I vini sono tra i primi ambasciatori del territorio – spiega Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Pesaro Urbino – e anche se quelli pesaresi sono poco conosciuti, quando affrontano mercati e degustazioni sono molto apprezzati. Riscuotono successo ed è per questo che occorre recuperare terreno in termini di immagine. Dobbiamo lavorare di più su questo aspetto attraverso gli investimenti privati ma è chiaro che occorre anche un supporto politico istituzionale per sostenere la promozione internazionale che dia benefici per tutto il territorio”. Insomma, al gran lavorio tra i filari e alla perizia in cantina, serve aggiungere anche una strategia di marketing per mettere dare risalto al vino e, con esso, alla nostra terra.
COLDIRETTI PESARO URBINO