“Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente”, sull’esempio di tanti santi che “ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata”. È il cuore del messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale di questo 2019, che si celebrerà il prossimo 20 ottobre, nel pieno del Mese missionario straordinario che il Pontefice ha indetto nel 2017, per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica “Maximum illud” di Papa Benedetto XV, il 30 novembre 1919.
Iniziativa. In vista dell’appuntamento ormai prossimo, Il Nuovo Amico pubblicherà alcune testimonianze dei numerosi ragazzi delle nostre diocesi di Pesaro, Fano e Urbino che hanno scelto di vivere un’esperienza in terra di missione. Iniziamo proponendo un’anteprima dallo Zambia, nella missione di Maria Pia Ruggeri. Sette pesaresi della comunità parrocchiale di San Pietro in Calibano (Villa Fastiggi) e un fanese. «Una bella avventura che inizia tanti anni fa – spiega il parroco don Enrico Giorgini – quando la nostra parrocchia era gestita dai frati francescani che avevano aperto verso questo paese lontano una strada missionaria». Dal 1986 la parrocchia di Villa Fastiggi organizza a cavallo tra i mesi di ottobre e novembre, una cena di beneficenza e contribuisce a sostenere le iniziative di sviluppo dello Zambia. Dopo il primo viaggio compiuto da Daniela, altri hanno desiderato ripetere l’esperienza e toccare con mano i progressi dei lavori rivolti soprattutto a sostenere la sanità e l’istruzione.
Maria Pia. Ma la persona che da 25 anni ha donato in modo totale la sua vita a questo popolo è Maria Pia Ruggieri, una missionaria laica originaria di Carpegna che, nel 1994, ha deciso di lasciare la sua casa e il lavoro per dedicarsi ai più bisognosi. Nel prossimo mese di novembre Maria Pia festeggerà il 25° di questa sua nuova vita, durante la quale ha fondato il gruppo missionario di solidarietà “Noi per Zambia”, ed il villaggio d’accoglienza “Malaika”. Nel corso degli anni il gruppo si è allargato a macchia d’olio, guadagnandosi prima la fiducia dei paesi vicini e poi sconfinando in ogni parte d’Italia, dalle Marche alla Toscana, dalla Sicilia al Piemonte, dall’Emilia alla Sardegna. Ecco cosa scrive Maria Pia: «Durante la giornata non restano spazi vuoti e a sera ci si sente stanchi e spesso col cuore a pezzi per le troppe sofferenze, la troppa disperazione incontrata durante la giornata. Quante situazioni disumane, mio Dio! Peggio di tutto è quel senso di impotenza di fronte all’immane sofferenza dei più indifesi… e l’essere costretti, a volte, a chiudere gli occhi o a fuggire per non soccombere. Perché capita, a volte, di sentirsi oppressi dalla pena altrui, eppure totalmente incapaci di trovarvi rimedi. È in questo contesto che voi potete capire quanto vi sia grata per ogni possibilità mi diate per continuare ad asciugare lacrime, a far sbocciare un sorriso, a ridare un briciolo di speranza. E proprio vero che la vita non è ricca per quanto si ha, ma per quanto si è saputo dare con amore». In questo inserto speciale riportiamo la voce dei partecipanti e numerose foto che non hanno bisogno di parole ma che descrivono perfettamente l’intensità delle emozioni vissute.
PARROCCHIA VILLA FASTIGGI
Sguardi e volti ricchi di gioia
Sono partita per lo Zambia senza aspettative. Non ero neppure nel gruppo di chi aveva già pensato al viaggio ed aveva anche già prenotato il biglietto. Mi sono aggiunta all’ultimo momento. E dire che sono nata in Africa, esattamente in Madagascar ma, dal lontano 1973, non ho più avuto l’occasione di tornare nel mio paese “ferito”. Questa poteva essere una buona opportunità per ritrovare i colori, i profumi ed i sapori della mia infanzia. E così è stato! Appena scesa all’aeroporto di Andola mi sono commossa; mi sono sentita “a casa” e, se non mi fossi vergognata, mi sarei inginocchiata ed avrei baciato quella terra a me così cara, come fa il Papa quando visita un paese straniero.
Terra. L’esperienza quotidiana vissuta nel villaggio di Malaika mi ha permesso di toccare con mano quanto ha fatto Maria Pia Ruggeri, amica di lunga data, che 25 anni fa ha lasciato Carpegna per vivere in Zambia, a Luanshya, la sua scelta “missionaria”. Nella clinica all’interno del villaggio il lunedì ed il venerdì sono dedicati alle vaccinazioni dei bimbi, e non si conta la fila interminabile di pazienti che aspettano di essere visitati. Un distaccamento è stato creato per la prevenzione e la cura dell’Aids.
Il popolo zambiano sta imparando a coltivare la terra, che in quel territorio è fertile e ricca di falde acquifere e fiumi. Imparano soprattutto a fare proprio il concetto che per ottenere qualcosa bisogna offrire il proprio tempo e la propria competenza. È un percorso lungo e faticoso ma si cominciano a raccogliere buoni frutti, al di là delle frustrazioni, delle delusioni e delle incomprensioni.
Maria Pia ci ha fatto chiaramente capire quanto la sua presenza in Zambia sarebbe stata faticosa senza la volontà del Signore che lei prega, invoca e ringrazia ogni giorno!
Tempo. Quello che però ho apprezzato maggiormente è stata la ricchezza che mi sono riportata a casa: sguardi e volti di adulti e bambini sorridenti, grati per quel poco che hanno. Nonostante debbano affrontare le fatiche, il dolore e i loro limiti, in loro c’è sempre una grande forza e tanta dignità. Un popolo che sa “gustare il tempo” senza affannarsi per cose superflue, che sa apprezzare l’essenziale e che si sente ricco, pur avendo così poco! I bimbi giocano e corrono liberamente o sono sulla schiena delle loro mamme o dei loro fratellini, invece di trascorrere (come i nostri figli) gran parte del loro tempo seduti sul seggiolino dell’auto, sballottati di qua e di là. Hanno ancora il tempo per le relazioni, per gli scambi, per la vita di “comunità”. Dal nostro punto di vista sarebbe impensabile rallentare, fermarsi, eppure sono convinta che dovremmo prenderli ad esempio per ritrovare lo stile, il gusto, i valori e la bellezza della vita che stiamo perdendo.
TIZIANA FABBRO
Immagini che non scorderò
Ho avuto la fortuna di girare un po’ il mondo, perciò le situazioni di povertà, simili a quelle dello Zambia, le avevo già viste anche se solo di passaggio. Questa volta invece ho vissuto per quindici giorni a contatto diretto con questa realtà. Vorrei però distinguere le mie impressioni da quello che ha fatto e che sta facendo Maria Pia Ruggieri per aiutare la vita quotidiana dello Zambia e dei suoi abitanti.
Dai racconti che avevo potuto ascoltare dalle persone che erano già state qui, mi immaginavo che Maria Pia avesse fatto molto, ma non avrei creduto di poter vedere così tanto!
Ha costruito “Malaika”, un villaggio di circa 30 ettari (costellato di altre abitazioni sparse intorno) che oggi è il punto di riferimento per la distribuzione del cibo e del vestiario ai poveri. Secondo me però la cosa più importante che ha realizzato è la scuola: infanzia, primaria e secondaria. Una struttura capace di garantire l’istruzione a 3.500 ragazzi. Inoltre ha realizzato un ambulatorio medico aperto tutti i giorni, un centro di maternità e un centro per le vaccinazioni che è sempre in funzione. Si tratta a mio avviso di opere fondamentali per garantire lo sviluppo di un paese.
Oggi rientro in Italia portandomi nel cuore tre immagini. La prima è la visita al centro di ragazzi con disabilità fisiche, dove siamo stati accolti con uno spettacolo di danze e canti. E tenete presente che molti di loro non hanno né braccia né gambe, eppure non si può immaginare come ballavano. Alcuno di loro si sono anche messi a giocare a calcio con noi. Correvano con le mani e trascinavano il sedere a terra ma erano velocissimi! Sui loro volti ho visto un sorriso di autentica felicità.
Un’altra immagine che porto con me è quella dei bambini: miriadi di bambini che correvano incontro a noi facendo a gara per prenderci la mano. Un giorno una bambina all’improvviso mi è saltata in braccio e non voleva più scendere… un’emozione che non scorderò più.
L’ultima immagine che riporto da questo viaggio è quella dell’ospedale pubblico dove ci recavamo per portare viveri ai pazienti perché quello che gli viene fornito dal presidio sanitario non è sufficiente. Qui mi è caduto il mondo addosso! È drammatico vedere in che condizione sono costretti a vivere (e morire) i malati: strutture che definire fatiscenti sarebbe solo un eufemismo.
Per questi e molti altri motivi torno a casa da un lato contento di avere vissuto questa esperienza, ma anche con la rabbia perché la miseria non è accettabile.
Ci sarebbe molto altro da raccontare ma non renderebbe la realtà dei fatti, perciò consiglio a tutti, se possibile, di vivere un’esperienza simile almeno una volta nella vita. Infine vorrei ringraziare pubblicamente i miei compagni di viaggio che mi hanno trattato da padre e da amico, ed abbracciare con grande affetto Maria Pia.
BRUNO CIUFFOLI
Luogo di forti contrasti
Parto con il dire che questo non è stato un semplice viaggio, ma un’esperienza che ha cambiato la mia vita per sempre. Da un paio di anni nutrivo il desiderio di andare in Africa per vedere meraviglia che ha costruito Maria Pia, perché la mia famiglia ha sempre sostenuto questa missione.
Quest’anno mi sono decisa ad intraprendere questa esperienza, insieme ad un gruppo di persone fantastiche: Bruno (mio nonno), Franco, Giacomo, Emmanuele, Eleonora, Daniela, Tiziana. Se ho vissuto in modo meraviglioso questa esperienza e anche grazie a loro e alla complicità nata tra di noi.
In Africa ho lasciato una parte del mio cuore, ho scoperto che la felicità è qualcosa che non si può misurare con il materialismo; negli occhi di quei bambini ho visto per la prima volta in venti anni la vera felicità. Ho scoperto una realtà che forse mi appartiene. Negli occhi di quelle persone non ho visto solo sofferenza ma anche tanta speranza e semplicità. La cosa che mi ha colpito di più è come con niente riescano ad essere così felici: sono sempre sorridenti e cordiali.
Ho passato i 15 giorni più intesi ed emozionanti fino ad oggi, non mi ero mai sentita così libera e felice di stare in un posto che, rispetto al nostro Paese, non ha nulla. All’inizio questa esperienza mi spaventava ma sapevo che ne sarei rimasta profondamente segnata. Non ho visto solo gioia ma anche cose forti che mi hanno fatto riflettere tanto anche su me stessa.
Ringrazio Maria Pia per quello che ha costruito e per la bellissima possibilità che mi ha dato di vedere le meraviglie di questo luogo. Sono tornata cambiata, arricchita di tanti valori e consapevole di molte cose, ho ancora impressi nel cuore e nella mente gli sguardi e le coccole di quei bambini, la cordialità degli adulti e la loro disponibilità. Ho lasciato una parte del mio cuore laggiù e ad oggi posso solo dire che presto ci tornerò. Grazie Africa e grazie Pia per tutto quello che hai fatto e continui a fare.
DILETTA BRUNO
In Zambia ho scoperto il valore dell’amicizia
È difficile raccontare la mia esperienza in Africa in poche righe. Ma a dirla tutta non riuscirei a descrivere ciò che ho vissuto nemmeno se avessi a disposizione più di mille parole. Era da qualche anno ormai che cercavo di vivere un’esperienza come questa, ma in assenza di un gruppo che partisse per l’Africa, ho dovuto aspettare l’anno giusto. Al di là di quello che si può immaginare in merito all’Africa, posso dire che questa terra mi ha permesso di entrare in forte empatia con Dio. Ogni sera ed ogni mattina cercavo di trovare conforto in Lui, mettendo nelle sue mani ciò che avevo visto e ciò che avrei vissuto. Solo così riuscivo a ripartire.
Dono. Ma per me questo viaggio è stato anche una incredibile scoperta del valore dell’amicizia. Sono partito per lo Zambia con una situazione particolare, nel senso che conoscevo tutti o comunque quasi tutti gli adulti del viaggio ma non conoscevo i ragazzi miei coetanei. Ero comunque certo che sarei riuscito ad entrare in empatia con ciascuno di loro.
Ve li presento: Daniela Paolini, che per tutti noi è stata un po’ come una mamma durante l’intero viaggio. Tiziana Fabbro che mi ha aiutato a decifrare la parola coraggio grazie alla sua vita ed al suo modo di vivere l’Africa. Poi c’è Bruno Ciuffoli, il mio compagno di briscola, che nonostante i suoi anni ha deciso di mettersi in gioco e ci ha insegnato che non è mai troppo tardi per imparare e per riflettere su ciò che abbiamo intorno. Ed ancora il mio compagno di stanza, Giacomo Foschi; con lui ho condiviso forti emozioni e gli sarà sempre riservata una parte speciale del mio cuore. Un pensiero speciale lo voglio dedicare ad Eleonora Polidori, da cui noi tutti dovremmo prendere spunto perché, nonostante sapesse che il viaggio in Africa non era pienamente nelle sue corde e per lei poteva risultare insormontabile, è riuscita con forza, tenacia ma soprattutto con un grande cuore, a superare ogni ostacolo. Devo citare inoltre la persona più dolce, più buona e forse anche più fragile che abbia mai conosciuto: Diletta Bruno. Sin dal primo giorno è stata il collante di quattro personalità differenti, ed ha aperto il suo cuore a tutti noi. Infine c’è Franco Diotallevi. Io penso di aver conosciuto nella mia vita solo altre due persone come lui, in grado di portare il peso di tutti sulle spalle, di caricarsi le responsabilità di tutti, di riuscire ad avere sempre la parola, la frase, l’affetto giusto al momento giusto, senza mai chiedere nulla in cambio. Penso che Dio ci dono queste persone in modo che riescano a vegliare su di noi.
Futuro. Ho scelto di parlare degli amici di questo viaggio perché, sinceramente, non penso di essere in grado di trovare le parole giuste per esprimere le mie emozioni riguardo all’Africa. Difficile descrivere l’amore che è insito in questa terra e nei suoi abitanti. Una cosa sola posso dire con certezza di questa gente: che tornerò qui per aiutarli o forse tornerò qui perché ho bisogno del loro aiuto.
EMMANUELE ERRICO
Il silenzio dei fratelli grida giustizia al mio cuore
Tornare alla quotidianità dopo aver trascorso quindici giorni in Zambia non è semplice, sono tante le riflessioni e le emozioni che riaffiorano. Questo è stato il mio quarto viaggio. Ho iniziato nel 1986 a 22 anni ed ora che ne ho 55 posso dire che sono tante le cose che ho trovato cambiate in questo paese che ho amato fin dal primo incontro. Ma soprattutto sono cambiata io ed il mio modo di leggere le cose.
Quello che arriva immediatamente al cuore è il calore umano, l’accoglienza e l’allegria in un contesto di profonda povertà, dove i bimbi camminano scalzi e fanno anche due ore di cammino per andare all’asilo o a scuola. Qui nonostante molte persone convivono con disabilità importanti, si continua a danzare anche senza arti inferiori oppure a cimentarsi in una “magica” partita di pallone. Ecco perché non puoi non porti una fondamentale domanda: dove sta la felicità che tanto ricerchiamo? Non certo nelle cose! Si è costretti a rispondere.
Sono tornata a casa con la consapevolezza che il progetto portato avanti da Maria Pia ha un fine nobile: aiutare attraverso l’istruzione fa crescere un popolo. Senza questa consapevolezza l’Africa continuerà ad essere terra di conquista dove tutto le può essere tolto e rubato. Purtroppo in tutto questo risultano evidenti le tante fatiche di un popolo a cui non è stato dato il tempo di crescere, dove il cellulare in mano a quasi tutti i giovani stride di fronte a una capanna senza corrente né acqua. Ma come ci ha detto Maria Pia: se fossimo nati anche noi in questo luogo, con queste prospettive, saremmo uguali a loro, col desiderio di spaziare e di metterci in qualche modo alla finestra di un sogno. Ringrazio Dio di avermi dato questa nuova possibilità di sentirmi cittadina del mondo, fortunata, riconoscente ma proprio per questo debitrice verso il fratello che, pur non chiedendo grida giustizia al mio cuore.
DANIELA PAOLINI
Ringrazio l’Africa che mi ha risvegliato l’anima
E quindi alla fine siamo partiti veramente per questo “folle” viaggio, iniziato da una semplice proposta fatta quasi come uno scherzo o per vedere la reazione dell’altro. Un cammino tanto inaspettato quanto afferrato in un istante come un’opportunità. Nonostante non fossi molto informato su quello che avrei potuto trovare o sul cosa aspettarmi, non ho mai avuto dubbi o preoccupazioni prima della partenza, anzi più i giorni si avvicinavano e più non vedevo l’ora di scoprire questa nuova avventura.
In Zambia ho trovato la possibilità di conoscermi meglio per la persona che sono, dentro me stesso e nelle relazioni con gli altri. Infatti, diversamente dalla quotidianità, sin da subito ho cercato di mettermi in gioco, saltare gli ostacoli ed aprire gli occhi verso nuovi orizzonti.
Così ho scoperto l’importanza delle persone e dei bambini, al punto che sentivo la necessità di averli vicino anche semplicemente per scambiare due parole o per giocare insieme. Ho imparato a notare le diversità tra il nostro mondo ed il loro, accettare le differenze e capire l’importanza delle piccole cose.
Ma soprattutto sono tornato a casa con il cuore pieno di emozioni e lo sguardo fisso a riguardare le immagini scattate durante le attività della giornata, la mente persa nei ricordi dei momenti spesi insieme ai miei compagni ed alle persone che abbiamo conosciuto.
Sono tornato a casa con molta più consapevolezza su quanto posso dare e su chi posso essere. Ho imparato tanto da questa fantastica terra rossa, piena di colori e di vita. Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo incontrato lungo la strada, alla fine il senso di libertà e la serenità hanno sempre prevalso.
Ringrazio Maria Pia Ruggieri per averci mostrato il suo mondo, per averci accolti ed averci dato la possibilità di vivere questa esperienza. Ringrazio tutti i miei compagni di viaggio con cui ho potuto rafforzare l’amicizia e scoprirne di nuove. Mi hanno sostenuto e lasciato libero di conoscermi meglio e mostrare chi sono. Infine più di tutti ringrazio l’Africa che mi ha risvegliato l’anima e mi ha abbracciato così forte da riscaldarmi nell’anime e nel corpo. Ci sono ancora tante cose da fare e da conoscere, spero di tornare presto in questa terra meravigliosa.
GIACOMO FOSCHI