Durante il Campo Missionario Diocesano, venerdì 19 luglio nella parrocchia di San Marco in Sassonia, i giovani hanno partecipato a un interessante incontro con suor Maria Stella Carta sulla vita di Chiara Corbella Petrillo dal titolo “Piccoli passi possibili”. Per l’occasione abbiamo intervistato Suor Maria Stella.
Suor Maria, ripercorriamo brevemente la storia di Chiara Corbella.
Ho conosciuto Chiara in Assisi nel 2006. Dal 2002 era fidanzata con Enrico, una storia andata avanti sei anni tra vari ‘tira e molla’. Nell’ultimo periodo della sua vita, quasi stranamente, Chiara diceva che il periodo più doloroso era stato proprio il fidanzamento perché non riuscivano mai ad arrivare a un ‘dunque’. Il suo desiderio era sposarsi, ma i litigi e le incomprensioni l’avevano messa alla prova. La svolta c’è stata quando Chiara è arrivata in Assisi e ha iniziato ad essere seguita da un padre spirituale cercando di rimettere ordine nella sua vita. Poi finalmente il matrimonio nel 2008 ad Assisi. I quattro anni di matrimonio sono stati messi a dura prova da tanti eventi, diciamo delle Pasque perché dentro la morte dei loro due bambini (avevano patologie incompatibili con la vita) hanno sempre ritrovato la vita. Poi la malattia di Chiara mentre era incinta del terzo figlio che, nonostante sembrasse in un primo tempo arginata dopo le cure, il tumore è riesploso e l’ha portata alla morte. Chiara durante la sua malattia diceva: “Ormai ho smesso di voler capire, mi fido del Signore”
La storia di Chiara è una storia di grande fede, ma anche di prove durissime. Come si può rimanere fedeli al Signore in questi casi?
Chiara in realtà ha imparato, come ogni figlio, ad essere sempre più figlio, a fidarsi. Nonostante le situazioni della vita contraddicessero una promessa di Dio, ha imparato invece che c’è un Padre buono e fedele. Il piccolo passo possibile Chiara lo ha scelto ogni volta, nelle prove, in quelle situazioni a volte umanamente incomprensibili. Chiara è cresciuta come figlia amata.
Cosa dice Chiara Corbella ai giovani di oggi?
Il fatto di andare all’essenziale della vita. Nella sua tomba, a Roma, è scritto: “Nella vita l’importante non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare”. Credo che questo sia il centro del suo messaggio.