Il tema dell’affido familiare ha fatto da filo conduttore alle giornate dedicate alla festa della famiglia che si concluderà domenica 19 maggio a Castelleone di Suasa. Un festa itinerante che ha coinvolto e coinvolgerà il nostro territorio e che si è aperta proprio sabato 11 maggio in una location particolare, il cinema Politeama di Fano dove, per l’occasione, è stato proiettato il film “Solo cose belle” per la regia di Kristian Gianfreda.
Ad introdurre la serata, ricca di emozioni, don Francesco Pierpaoli vicario per la Pastorale e direttore del consultorio La Famiglia. “Le cose belle – ha sottolineato don Francesco – si raggiungono accogliendo la diversità facendo spazio all’altro nella nostra vita. Riconoscendo la fragilità come un’opportunità per tornare a essere più umani. Noi siamo tutti creati a immagine e somiglia di un Dio che è famiglia e solo nell’amore è possibile scoprire il senso profondo di ciò che siamo”. Roberto Busca, dirigente dell’ambito 6 e Martina Palazzi, assistente sociale, hanno messo in evidenza l’importanza dei percorsi di affido nel nostro territorio.
La parola poi a Carlo Berloni, direttore insieme alla moglie Nicoletta dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, il quale ha ribadito l’importanza di questa festa e del tema scelto che rimanda al valore dell’accoglienza e dell’aprirsi ai bisogni dell’altro. Anche Tatjana Cinquino di Caritas Diocesana ha voluto portare il suo saluto all’evento ricordando la cena di beneficenza organizzata proprio da Caritas a sostegno di chi si trova in una situazione di bisogno. Visto il tema dell’iniziativa, non potevano mancare le testimonianze proprio sull’affido familiare. Angela e Marco, coppia di Fano che per dieci anni ha avuto in affido legale un ragazzo, hanno raccontato le gioie e le fatiche di questa esperienza che ha cambiato per sempre la vita della loro famiglia.
Prima della visione del film “Solo cose belle” la parola al regista Gianfreda e a Luigi Navarra uno degli attori protagonisti del lungometraggio che hanno spiegato in sintesi il messaggio e il valore del film: gli ultimi, le persone più fragili non sono nella società per essere sopportate o additate, ma rappresentano un punto di riferimento per la costruzione di una società migliore.