Il 6 aprile 2019 la comunità ecclesiale dell’arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado al Santuario del Pelingo ha ricordato il ventesimo anniversario del “dies natalis” di mons. Ugo Donato Bianchi, arcivescovo di Urbino dal 1977 al 1999, un grande pastore per la sua testimonianza di fede e di carità rivolte con particolare passione evangelica non solo ai sofferenti e ai malati, ma a tutta la Chiesa come guida spirituale di sacerdoti, religiosi, religiose, claustrali e di tanti laici pastoralmente impegnati.
La vita. Nato il 10 febbraio 1930 a Molino di Bascio, una frazione del comune di Pennabilli, Diocesi di San Marino-Montefeltro, ha frequentato il seminario minore a Pennabilli e a Fano, la Teologia nel Seminario Romano e ha conseguito la laurea in teologia morale presso la Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato sacerdote il Sabato Santo del 17 aprile 1954, nell’Arcibasilica di San Giovanni in Laterano, dal Cardinal Clemente Micara. Nella sua diocesi ha svolto il suo primo ministero nel Seminario come Vice-Rettore, esercitando anche le funzioni di parroco in due parrocchie. La sosta più lunga l’ha fatta, per 17 anni, a Macerata Feltria. All’impegno parrocchiale aggiungeva quello di assistente diocesano di Azione Cattolica, del Centro Volontari della Sofferenza e membro del Consiglio Presbiterale. Il 23 maggio 1977 papa Paolo VI lo elegge Arcivescovo Metropolita di Urbino e Vescovo di Sant’Angelo in Vado e di Urbania. Riceve la consacrazione episcopale il 3 luglio 1977 a Novafeltria, nel vasto piazzale della cittadina, per mano del cardinal Pericle Felici, assistito dal vescovo mons. Plinio Pascoli, e dal vescovo di Rimini mons. Giovanni Locatelli. Rimase a capo delle tre diocesi fino al 30 settembre 1986, quando queste in quella data furono unificate e lui fu nominato primo Arcivescovo Metropolita di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Nel 1987 venne chiamato a presiedere la “Consulta Nazionale per la Pastorale della Sanità”. Nel 1992 gli viene riconfermato l’Incarico per un altro quinquennio e così di seguito, lasciando tale posto vacante al momento della sua morte. Con coraggio mantenne tutti i suoi incarichi pastorali fino alla fine: una morte sopraggiunta il 5 aprile 1999, lunedì dell’Angelo, alle 2 del mattino; morì per leucemia nell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. È sepolto nel piccolo cimitero di montagna a Gattara di Casteldelci nel Montefeltro, prima accanto ai suoi cari, poi nella cappella del Cimitero.
Attività pastorale. È stato un sacerdote esemplare per la sua vocazione autentica intensamente vissuta nel difficile periodo della contestazione giovanile e tra la gente sofferente nella quotidianità della vita. Anche per suo merito, per la presenza dei suoi avvincenti valori religiosi esemplarmente testimoniati, la dilagante protesta giovanile in Urbino è stata contenuta. Le aperture culturali del Rettore Magnifico Carlo Bo erano ben innestate nel dialogo della carità con al Chiesa. Mons. Bianchi era un uomo di grande umanità e anche per questo fu compartecipe con don Italo Mancini della fondazione dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Era piena la sua disponibilità all’ascolto dei docenti e in particolare degli studenti.
Giuseppe Mangani