Gli esploratori e le guide del reparto Antares del gruppo scout Cagli 1, guidati dai propri capi e dagli assistenti ecclesiastici, Don Diego e Don Gabriele, hanno vissuto tre intense giornate di campo invernale, nel suggestivo scenario di Villa Alta Prelato, reso ancor più affascinante dalla neve. Il titolo del campo, Apocalypse scout, pare riflettere le recenti vicende del gruppo il quale, già privo delle branche l/c (8-11 anni) e r/s (16-21 anni), sarà costretto a interrompere definitivamente la propria attività educativa nel caso in cui non accrescerà il numero di capi entro l’ anno 2019. L’ambientazione fantastica che ha legato le tre giornate è stata l’imminente fine del mondo per scongiurare la quale, era necessario recuperare la pietra della verità perduta.
Felicità. I giovani sono stati invitati a riflettere, innanzitutto, sul fatto che una vita vissuta nella mediocrità e nell’indifferenza non conduca alla felicità. Lo scout non rimane immobile ma agisce, scendendo dalla superficie alla profondità delle cose. Per far questo deve per prima cosa, saper emozionarsi e riconoscere le proprie emozioni. All’inizio della seconda giornata, gli e/g hanno raggiunto a piedi il monastero delle Benedettine per celebrare l’ Eucaristia. Durante il viaggio di ritorno ogni scout si è soffermato ad osservare il proprio compagno di cammino.
Confronto. Il confronto su questa esperienza ha portato a riflettere sulla diversità e sull’unicità di ognuno quali importanti ricchezze che rendono essenziale la partecipazione di ogni persona in un gruppo, perché irripetibile. Alla fine della giornata, i ragazzi, divisi in squadriglie, hanno partecipato con entusiasmo ad un gioco nel quale i capi, simulato un delitto, fornivano indizi affinché venisse identificato l’ assassino. Durante l’ultima giornata di campo, il reparto, trovata la pietra della verità per contrastare l’apocalisse, scopriva che questa doveva essere incastonata nel cuore dell’uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci posto sopra l’altare della cappellina presente in Villa Alta a significare che ognuno ha in sé un capitale d’ amore che può far fruttare e che riflette l’Amore di Dio. Senza l’amore non è possibile lasciare una traccia di bene nel mondo. La pietra non andava cercata in un qualsiasi posto sperduto. La verità perduta era l’amore. Per sottolineare il messaggio è stato letto l’ “Inno alla carità” di San Paolo ai Corinzi. Il campo si è concluso con il saluto ad un esploratore il quale continuerà il proprio percorso scout nel clan del gruppo Urbino 1