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      Home » La gioia di sentirsi accolti
      Fano

      La gioia di sentirsi accolti

      RedazioneDi RedazioneNessun commento4 minuti di lettura
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      “Ma da quando a Fano ci sono i diaconi, i poveri se ne sono accorti?”. Questa frase che don Oreste ci disse 25 anni fa ci arrivò come un pugno allo stomaco. Decidemmo allora, come gruppo del Diaconato e dei Ministeri, di dar vita ad una casa d’accoglienza.

      Nel 1996 abbiamo aperto Casa Nazareth a Fano in Via Pagano 6. Per quasi 20 anni è stata la “locanda” dove hanno trovato sollievo e ristoro decine di bambini con o senza mamma e donne in difficoltà, che hanno vissuto assieme a due famiglie della nostra associazione.

      Italiani, stranieri, cristiani o di altre religioni: ci interessava l’essere umano in difficoltà, indipendentemente dalla sua storia.

      Immigrazione. Quando è scoppiata la tragedia dell’immigrazione, abbiamo ospitato Simon ed Evans, due bravissimi ragazzi del Ghana, disponibili a qualunque lavoro, sempre educati e pronti a dare una mano. Ormai usciti dalla fase di accoglienza a 35 euro al giorno, li prendiamo noi gratuitamente (non a caso la nostra associazione si chiama Banca del gratuito). Poi arriva anche Osuman, loro amico. Dopo un paio d’anni (ma Evans incredibilmente dopo 3 anni in Italia non ha ancora il permesso definitivo e rischia di essere espulso) trovano un lavoro stabile grazie alla disponibilità di una nostra famiglia. Ci ringraziano fino alle lacrime scrivendoci una lettera molto commovente e prendono casa in affitto.

      Osuman è accolto da don Alcide a Villanova ed è in attesa di un lavoro che gli dia l’autonomia che tutti cercano. Anche suor Catherine, una suora americana da anni in Italia, arriva a casa Nazareth e con la benedizione del Vescovo Armando ora svolge un ruolo importante sia dentro, aiutando gli accolti nella vita di ogni giorno, sia fuori verso i carcerati di Fossombrone e i poveri della città con la Caritas. Anche Anna, dopo difficili vicende della vita, trova un po’ di ristoro e amicizia a casa Nazareth.

      Corridoi umanitari. Nel frattempo accogliamo la proposta dei corridoi umanitari, frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici (Comunità di S. Egidio) e protestanti (Federazione delle Chiese evangeliche, valdesi e metodiste). Arriva così, circa 2 anni fa, una mamma con 5 figli che abbiamo accolto fino a che è riuscita a ricongiungersi con il marito in Germania. Allora ecco una nuova famiglia: Ezzat, sua moglie Arlet, Mary mamma di Ezzat e due splendide figlie, Marybell e Christa che ora parlano un ottimo italiano, vanno a scuola e all’asilo e hanno già tante amicizie fanesi. Poi un’altra famiglia siriana, tornata dopo qualche mese in Siria per cercare di dare una mano a quel paese così martoriato. Ma resta Toni, una laurea in ingegneria elettronica ad Aleppo e ora studente alla magistrale a Bologna.

      Somalia. Ma c’è ancora posto a casa Nazareth. E siccome c’è l’emergenza Somalia, un paese devastato dai signori della guerra, la Sant’Egidio ci propone di accogliere una mamma coi 3 figli ventenni (il padre è morto in guerra), che hanno vissuto nei campi profughi di Gibuti e poi in Etiopia. Mercoledì sono arrivati a casa Nazareth, accolti da volontari e da chi è già accolto. Nei loro occhi si legge una gioia infinita, che la ragazza ventenne, tradotta da Fatima, una signora somala che vive da tanti anni in Italia, esprime dicendoci che è molto felice.

      Adesso non vedono l’ora di parlare italiano, per poter riprendere gli studi ma anche per cercare qualche lavoro per mantenersi. I nostri volontari della scuola di italiano sono pronti ad insegnare la nostra bella lingua anche a questi giovani somali. Verso la Somalia l’Italia ha un debito non da poco che viene sia dal periodo coloniale che dalla partecipazione alla disastrosa missione militare “Restore Hope” del 1992, per non parlare degli sporchi affari di armi e rifiuti scoperti da Ilaria Alpi che ha poi pagato con la vita il suo coraggio assieme al suo operatore Miran Hrovatin.

      Chi vuole darci una mano è benvenuto: c’è tanto da fare, ma ne vale davvero la pena.

      Potete scriverci a associazionebancadelgratuito@gmail.com.

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