URBINO – Giuseppe Cucco, Priore della Confraternita del Corpus Domini, interviene a margine di alcune informazioni diffuse dalla Galleria Nazionale dopo il ritorno delle tele di Tiziano raffiguranti l’Ultima cena e la Risurrezione, da poco restaurate. Occorre «correggere alcune informazioni errate che ultimamente girano a proposito dei due dipinti di Tiziano della Confraternita del Corpus Domini di Urbino, “custoditi” nella Galleria Nazionale delle Marche e recentemente restaurati». «Ritengo importante farlo – scrive il Priore – perché nella scheda pubblicata su internet dalla Galleria Nazionale in occasione del restauro si afferma che: “Nel 1866, a seguito della soppressione della Compagnia e della successiva demaniazione, le due tele furono trasferite nell’Istituto di Belle Arti e nel 1912 passò alla Galleria Nazionale delle Marche”.
Ebbene, in tale frase sono contenuti due errori gravi che falsificano la storia e che, purtroppo, sono ripresi “in fiducia” da altri studiosi, data l’autorevolezza dell’Ente che pubblica.
Il primo errore: la Confraternita del Corpus Domini di Urbino non è mai stata soppressa, né da Napoleone, né dal nuovo Stato unitario, e anche in occasione del Concordato tra Santa Sede e Governo Italiano (1929) viene rilasciato alla Confraternita un riconoscimento ufficiale firmato dal re Vittorio Emanuele. Dunque non siamo mai morti e siamo ancora attivi.
Secondo errore: i due dipinti di Tiziano – come pure la Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand e la Profanazione dell’Ostia di Paolo Uccello – non sono mai stati demaniati e sono tuttora proprietà della Confraternita. Quando nel novembre 1866 il Direttore Presidente delle Belle Arti di allora chiedeva “in via di deposito” i due quadri di Tiziano, la Confraternita accettò “con condizione che vengano consegnati in via di deposito e che ad ogni richiesta del Consiglio siano restituiti”.
I vecchi sovrintendenti avevano la correttezza di chiedere l’autorizzazione alla Confraternita ogni volta che i dipinti dovevano essere spostati per una mostra o un restauro. Questo senso di rispetto è scomparso da anni. Verrebbe da dire “mala tempora currunt”. Ho chiesto subito alla Soprintendenza di correggere la scheda, ma a quanto pare anche su questo non c’è stato alcun riscontro.
Vorrei fugare ogni timore: la Confraternita non sta chiedendo la restituzione delle opere, semplicemente chiede che sia riconosciuta la legale proprietà e soprattutto che non venga falsificata la storia.
Giuseppe Cucco
Priore della Confraternita del Corpus Domini di Urbino