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      Home » “Trasformare il lavoro in missione”
      Fano

      “Trasformare il lavoro in missione”

      RedazioneDi RedazioneNessun commento3 minuti di lettura
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      “Il carcere non è solo luogo dove si sconta una giusta pena, ma anche opportunità, per il detenuto, di cambiare vita, di riacquistare fiducia nella parte migliore di sé, che c’è nel cuore di ogni persona, per progettare un modo nuovo di vivere, più rispettoso delle leggi ed onesto con se stessi e con gli altri”. Queste le parole del Vescovo Armando nell’omelia della Santa Messa celebrata martedì 3 luglio nella casa di reclusione di Fossombrone in occasione di San Basilide patrono della Polizia Penitenziaria.

      Recupero della persona. “Questo obiettivo del recupero della persona  – ha proseguito il Vescovo – non è di per sé condizionato al fatto di uscire o meno dal carcere, ma è da perseguire sempre e comunque, perché, se una persona riconosce le proprie colpe e si riscatta dal male vincendolo con il bene, se ne avvantaggia non solo lui, ma l’intera collettività”.

      Motivazioni. Il Vescovo si è poi rivolto agli agenti di Polizia Penitenziaria che, all’interno del carcere, svolgono un lavoro faticoso. “Il vostro lavoro è certamente faticoso e può sembrare che questo discorso sia teorico, perché la vita del carcere è dura per i detenuti, ma anche per voi, impegnati ogni giorno in turni e condizioni ambientali non facili,. Eppure, credo che, se non vi sforzate di maturare dentro alcune motivazioni morali e spirituali, non riuscirete ad affrontare serenamente il vostro lavoro.

      Missione. Per chi possiede il dono della fede il lavoro di custodia dei carcerati si deve trasformare in missione: “Voi avete ricevuto una missione, che fa parte della vocazione umana e cristiana, e su questo potete contare. Gesù infatti ci ha detto che visitare i carcerati è come incontrare Lui, presente in questi fratelli. Questo significa che il Signore si fa trovare proprio nelle persone che soffrono, anche s giustamente, la mancanza di libertà; egli ci interpella attraverso la loro condizione di vita e vuole essere riconosciuto in ciano di loro e accolto con amore”. Aggiungerei: voi siete “custodi e accompagnatori”, che cercano “di curare le ferite, in vite segnate da venti tremendi”. Spetta anche a voi di “custodire la speranza”, cioè “custodire quel resto di umanità, di innocenza, di bontà che è nel cuore di ognuno, anche delle persone attraversate da tremende situazioni”. La vostra è una missione: vivere la giustizia in carcere non è facile. La giustizia è così difficile per l’uomo ma importante, necessaria e nasce dal cuore dell’uomo in pace”.

      Forza etica. Il Vescovo ha, poi, ricordato la figura di San Basilide che riconduce ad una forza etica di difesa della dignità della vita che si contrappone ad ogni svilimento delle persone qualsiasi sia la loro  situazione sociale. “Continuare a credere che sia possibile rilanciare vite distrutte verso mete migliori – ha concluso il Vescovo – richiede l’accettazione di una sfida e un forte senso del dovere”.

       

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