Diciamolo in inglese che suona meglio; il 22 aprile si è celebrato l‘Earth Day 2018, dedicato quest’anno ad una delle minacce maggiori al pianeta: l’inquinamento da plastica. È un materiale che si è diffusa in ogni settore della nostra vita da oltre 50 anni, utilizzata in un’infinità di ambiti, dagli imballaggi alle costruzioni, dall’arredamento ai trasporti, vestiario, assistenza sanitaria, elettronica. I problemi legati alla plastica sono due: la resistenza dei materiali ai microorganismi e agli agenti atmosferici e la maleducazione degli utenti. Vedere una spiaggia coperta di bottiglie di plastica e dalle ‘calze’ usate dai coltivatori di cozze fa veramente schifo. Ben vengano dunque le associazioni ambientaliste che ripuliscono fiumi e litorale. La prossima volta parteciperò anch’io.
Quello che non si riesce, però, a pulire bene è la testa della gente. “Questa spiaggia fa schifo” diceva una signora mentre il figlio buttava in terra l’involucro del gelato. Ho provato a farglielo notare ma la risposta più gentile è stata: “Fatti i fatti tuoi” naturalmente in dialetto pesarese con abbondanza di termini genitali. Non ci sono più le signore di una volta. Molti sono i chimici che hanno creato materie plastiche, fra loro anche l’italiano Giulio Natta che assieme a Ziegler ottenne il premio Nobel. Avremmo dovuto pensarci subito; Nobel, inventore della dinamite e di altre scoperte su bombe ed esplosivi, forse non era l’esempio migliore da seguire. Un altro difetto della plastica è il fatto che in acqua galleggia, si formano così delle enormi isole vaganti in mezzo all’oceano con danni ecologici enormi. Pensare che vi sono impianti che riciclano la plastica e ricreano così prodotti utili. Però bisogna raccoglierla, ma è troppa fatica, meglio buttarla in terra. Io mi faccio i fatti miei, nel frattempo lei, signora, insegni a suo figlio la raccolta differenziata.