La legge sulle ‘Disposizioni anticipate di trattamento’ prevede che “ogni persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari”. Se è una comprensibile intenzione quella del Legislatore di tracciare regole per un tema così delicato molti sono i punti ancora da chiarire. Si sposta sul malato, su chi soffre, l’onere della responsabilità di scegliere. Questo non è accettabile in quanto se un paziente non è assistito o se gli viene comunicato il concetto di essere un peso per la famiglia, per la società diventa molto probabile che scelga di farla finita. Questa Legge subisce il gravame della Medicina Difensiva che oramai affligge il nostro sistema sanitario. Migliaia sono le denunce che ogni anno subiscono i medici. In gran parte basate su contenziosi molto discutibili e portate avanti per ottenere risarcimenti da ASL ed assicurazioni. Spostare l’onere di scelta sul malato sembrerebbe vantaggioso in quanto ridurrebbe la responsabilità di medici e ospedali.
Ma palese è l’errore perché medici ed ospedali esistono per curare i pazienti e non per abbandonare chi soffre ed ha bisogno di loro. Ragionando sulla Legge viene il dubbio che essa possa essere di scarsa utilità ai pazienti ed ai medici con il rischio di possibili interpretazioni eutanasiche sulle quali il nostro sistema sanitario già da ora non è in grado di vigilare. Occorre comunque osservare che la legge è stata fatta ricercando un accettabile compromesso, rispettando i dettami della nostra Costituzione e la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Il legislatore ha cercato di rispettare l’autonomia decisionale del malato e l’autonomia professionale del medico. E tra le righe si tocca anche il tema dell’obiezione di coscienza del medico. Questa non si porrebbe perché il medico può disattendere le Dat quando sono palesemente incongrue rispetto alle condizioni cliniche del paziente ed alla possibilità di nuove cure utili.
In attesa che questa Legge sia messa alla prova dai fatti appare necessario fare una scelta: offrire la migliore cura possibile a chi soffre di gravi malattie. Anche il malato terminale. Non deve esistere l’abbandono. La strada è davanti a noi: offriamo le cure palliative adeguate ai nostri pazienti, somministrandogliele con amore e compassione. *Direttore gestione integrata ospedale territorio cure palliative oncologiche ospedale San Salvatore – Muraglia di Pesaro