Lilian Rita Callegari, di origine italo-venezuelana, nata a Caracas da genitori italiani, ma residente a Pesaro, ha esposto alla 57a Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, dapprima nel Padiglione della Spagna e poi in quello del Venezuela con il dittico dal titolo “Lettera Scarlatta”. “La mia opera dal titolo Lettera Scarlatta – spiega Calegari – è solo un vezzo, ma è comunque riferibile ad una sorta di denuncia che ogni artista può fare solo attraverso il proprio mezzo. Nel mio è la pittura o la scultura o qualsiasi altra forma creativa, per dire al mondo che la natura deve essere salvata, perché la natura è vita. Andando in Sudamerica dai popoli autoctoni possiamo scoprire come sia alto il rispetto verso l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra: perché sono fonti di vita”.
Carriera. Sin da piccola viene introdotta all’uso del colore in quanto il nonno, il padre e lo zio erano specialisti in arte grafica e pubblicitaria. A 11 anni si stabilisce a Roma, con i genitori, vicino a uno zio architetto e pittore che abitava poco distante dall’Accademia di Belle Arti e dove si trovava la libreria “Al Ferro di Cavallo”, che esibiva con spigliato brio le avanguardie letterarie e artistiche. Conobbe già in età adolescenziale poeti e scrittori quali Ungaretti, Sinisgalli, Pound, Pasolini ma anche artisti visivi come Burri, Afro, Schifano, Festa, Mastroianni e Rotella che frequentavano lo studio dello zio. In seguito si laurea in Lingua e Letterature all’Università di Urbino, studia scienze grafologiche, consegue le lauree in Pittura e in Scenografia all’Accademia di Belle Arti e insegna Arte della Moda e del Costume all’I.S.A. Mengaroni di Pesaro. Di natura versatile e poliedrica, si dedica alla pittura e a molteplici forme che spaziano dal costume, alla scenografia teatrale, alla ceramica, all’incisione, all’oreficeria e alla scultura. Dal 1970 al 1980 espone in varie città del mondo. Nel 1992 la sua prima Antologica italiana intitolata “Le Mappe, le Icone, gli Itinerari”, a Palazzo Lazzarini di Pesaro, e nel 2008 è presente con due tele alla rassegna “La Fable du Monde” nel Museo Fondazione Matalon di Milano.
Poetica. La sua pittura è complessa, profonda ed equilibrata dove si intravedono due poetiche, la prima con la riscoperta della cultura precolombiana e l’altra all’astrazione kandinskyana. Si avvicina a quella astrazione lirica e della pittura informale di Mathieu, dove l’astrattismo prevale con le sue forme, linee e colori sulla rappresentazione della realtà; modelli molto spesso epici e narrativi e con un coinvolgimento totale del corpo. Inoltre quelle tinte accese e quei contrasti discordanti, ci portano alla voce simbolista di Bonnard, dove ricerche esoteriche l’allontanano progressivamente dal realismo e dal naturalismo impressionista avvicinandola ad una pittura simbolista. Per il futuro si prefigge l’uso di nuovi colori e materiali, un sodalizio tra pittura e scultura.