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      Home » Cagli e il palio storico “Giuoco dell’oca”
      Fano

      Cagli e il palio storico “Giuoco dell’oca”

      RedazioneDi RedazioneNessun commento5 minuti di lettura
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      Lo storico cagliese del XVII° secolo, Antonio Gucci, nei suoi “Annali”, racconta che: “in tempi carnevaleschi si usava giuocare al giuoco dell’oca fino all’anno 1543, il quale fu poi dismesso….” Nel 1986, un gruppo di cagliesi fecero accurate  ricerche  su questo gioco e dopo aver acquisito dati e formalità di questa antica manifestazione decisero di formare ufficialmente l’Associazione Giochi Storici. Si ridivise la Città nei suoi quattro storici Quartieri, ritrovando negli antichi archivi la collocazione dei due assi principali, il Cardo ed il Decumano e dal cui punto d’incrocio si formano i quattro Quartieri che da sempre portano il nome di: Sant’Agostino, Sant’ Andrea, Sant’Angelo e San Francesco. Furono liberamente interessati sia attuali storici locali, sia docenti dell’Istituto Statale d’Arte che disegnarono e realizzarono i modelli dei vari costumi rinascimentali, sia dei nobili, sia degli armigeri, sia dei popolani. Un abilissimo insegnante realizzò il premio da consegnare al vincitore, una magnifica Oca in ferro battuto a dimensioni naturali. Si studiò come svolgere quello che ormai prese il nome di “Palio Storico Giuoco dell’ Oca”, facendo sfidare i quattro Quartieri fra di loro in antichi giochi e sfide di abilità e di forza. Si stabilì la data della manifestazione nella seconda domenica del mese di Agosto. Il sabato precedente, si ripropose la serata della Vigilia del Palio con l’antico cerimoniale dell’offerta dell’olio alla lampada votiva dedicata al nostro Patrono San Geronzio nell’interno della Basilica Cattedrale. Con il suono delle clarine e dopo che il Gonfaloniere ha versato l’olio nella lampada i Capitani di Quartiere a turno, accendono il proprio stoppino.La vigilia prevede anche l’estrazione dei Quartieri per l’inizio del gioco che avverrà il giorno dopo.

      Cagli è tutta addobbata con gonfaloni e stendardi recanti i simboli comunali ed i colori ed i simboli dei Quartieri. Nelle piazze e nelle vie di quartiere sono state allestite le “taverne” e le abilissime popolane hanno preparato tradizionali e succulenti cibi per una serata da trascorre tra la musica, tra personaggi in costume e con tanta allegria. Poi, attesissimo, arriva il giorno della sfida, già dal primo mattino il fermento nelle vie cittadine è altissimo e la preparazione di ogni addobbo viene ultimata. Nel pomeriggio all’ora stabilita, le campane di ogni chiesa di Quartiere chiamano i propri abitanti già pronti nei loro costumi rinascimentali, le famiglie nobili , dama e cavaliere preceduti dallo stendardo con il blasone di famiglia, seguiti dai loro figli e dai popolani già si inquadrano ed attendono che la campana dell’orologio comunale indichi con il particolare suono della “meridiana” la partenza dal Quartiere per confluire in Piazza del Comune. Rullano i tamburi di ogni Quartiere, rullano i tamburi delle Compagnie degli Arcieri e dei Balestrieri, la gente si assiepa lungo le strade per assistere ed incitare i giocatori. Le clarine dal balcone comunale, annunciano l’uscita del Podestà, del Gonfaloniere e del Palio, la magnifica Oca portata da quattro paggi e riconsegnata la sera prima dal Quartiere che l’aveva vinta nel precedente Palio. Ora tutto è pronto, inizia la spettacolare sfilata in costume che attraversando la maggior parte delle vie cagliesi, raggiungerà poi il luogo della sfida, l’Arena di Sant’Emidio. Il rullio incessante dei gruppi di tamburini, lo squillo delle clarine e la tantissima quantità di persone rendono tale sfilata uno spettacolo di vera eccezionalità. La bellezza dei costumi affascina lo spettatore, il rumore degli zoccoli dei cavalli, riporta la mente degli astanti a tempi mai visti, ma che comunque sono insiti nella inconscia memoria.

      L’Arena della gara è pronta, affollatissima, le grida di incitamento che ognuno ha per il proprio Quartiere, sono fortissime, i giocatori sono pronti e, a seconda dell’ordine d’estrazione della sera prima, si inizia il tutto. Ogni Quartiere ha il proprio lanciatore di dadi, sicuramente ritenuta persona fortunata, si leggono i bandi ed i proclami, si inizia il gioco. Il silenzio si fa greve, si attende il numero che uscirà e che dirà se nel percorso del gioco, si cadrà in una casella che prevede sfide difficili da affrontare con un altro Quartiere o se benigna farà cadere la squadra in una casella di raddoppio oppure, maligna, mi ricaccerà indietro nel percorso. Le sfide sono tante, da quella sul palo sopra una vasca piena d’acqua ove rimanendo in equilibrio, su un palo traverso, uno sfidante deve cercare di far cadere l’avversario spingendosi a vicenda. Oppure un cavaliere dovrà infilare con la sua asta e con la corsa veloce del cavallo quanti più anelli appesi riuscirà a prendere, ed ancora un quartiere sfida l’altro con la corsa dei suoi paggi giocatori, dentro un sacco, oppure con grande sforzo fisico vincere il famigerato tiro alla fune. Alla fine, dopo diverse ore di sforzi, di fortuna e di sfortuna, colui che riuscirà a mettere il proprio simbolo con numero del dado netto, nella casella n° 54 si aggiudica il Palio.L’urlo dei quartieranti vincitori è immenso, squarcia il cielo. La delusione degli altri tre è pesante, amara, indigeribile. Ma presto tutto si ricompone, i vincitori con il loro Palio, girano fra rulli di tamburi tutta Cagli e lo sfottò con gli altri Quartieri fa parte del gioco stesso. Le Taverne sono piene, l’odore dei cibi preparati invade tutto il Quartiere e le persone commentano felicemente o mestamente quanto accaduto in questo pomeriggio agostano. Ma il cibo ed anche il buon vino riportano ovunque tranquillità e felicità anche per coloro che non sono riusciti ad accaparrarsi il Palio i quali pensano già al prossimo anno, quando la sorte e la bravura dei loro Paggio giocatori gli darà la vittoria.

       

      Giuseppe Aguzzi

       

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