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      Home » Le Acli provinciali incontrano l’arcivescovo Giovanni Tani
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      Le Acli provinciali incontrano l’arcivescovo Giovanni Tani

      RedazioneDi RedazioneNessun commento3 minuti di lettura
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      Acli

      Il 10 gennaio il direttivo delle ACLI provinciali, rinnovato recentemente, ha incontrato in Urbino l’arcivescovo Giovanni Tani. Per iniziare un cammino nuovo, adatto alla domanda del difficile tempo corrente. Col Presidente neo eletto Giuseppe Diamantini c’erano i vice presidenti Francesco Dini per la zona monte e Ilenia Maracci per la zona mare, Tatjana Cinquino della segreteria Circoli, Natale Bravi presidente Acli di Sant’Angelo in Vado, Sergio Baldantoni, colonna dell’Enaip di Trasanni nel complesso creato da don Ezio, il presidente regionale Giuseppe Tomassini, l’assistente ecclesiastico e poeta don Piergiorgio Sanchioni, Gastone Mosci, Giuseppe Magnanelli ed il sottoscritto per il direttivo Acli di Urbino. Le Acli, oltre 70 anni di vita, hanno 47 Circoli in provincia, 13 nella diocesi di Urbino, la maggior parte nella valle del Metauro. Per stare coi tempi correnti, fondamentale diventano le sinergie e le collaborazioni. Per questo Diamantini invita i Circoli Acli a lavorare con le Istituzioni del territorio ed in particolare con le parrocchie e con la Caritas.

      Un intento condiviso dall’Arcivescovo che invita i laici, gli aclisti ad essere creativi e propositivi per dialogare di più e meglio con i parroci, che sono sempre meno e spesso di culture diverse. Per recuperare la grande vittima della nostra vita corrente, ossia le Relazioni che quasi non esistono più. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: depressioni, aggressività, turpiloquio, alcolismo, tossicodipendenza. Spesso lo si riscontra anche nei nostri circoli, specchio della situazione generale del paese.

      Tuttavia i Circoli hanno ancora una loro funzione sociale. Di aggregazione, da estendere ed utilizzare meglio. Viviamo un tipo di mondo che promuove e incoraggia attivamente l’egoismo, trascurando ogni condotta morale, la cura degli altri, sia vicini che lontani, sordo alla fratellanza che si basa invece sull’accettazione della reciproca responsabilità, sulla comprensione, sulla fiducia e sulla solidarietà. Per restare sul semplice, come piace all’arcivescovo Tani, per comprendere e per essere compresi, il discorso è calato su Ponte Sasso, nella ex colonia “Mater purissima” proposta per accogliere 32 migranti minorenni, tre volte indifesi – come ha scritto papa Francesco- perché minori, perché stranieri, perché inermi. Gestione amministrativa affidata alla cooperativa il Labirinto, ma per l’integrazione occorre la partecipazione dei residenti, sapendo che la pace sociale non si raggiunge con la vittoria di un sapere sugli altri saperi, ma sulla concordia che deriva dalla compenetrazione di culture e tradizioni differenti. Per questo l’arcivescovo Tani ha chiesto ai residenti di partecipare con spirito umanitario. E lo chiede anche agli aclisti che devono porsi e riflettere sugli obiettivi etici. La fiducia va costruita laboriosamente giorno per giorno, specie con i bambini o ragazzi migranti che dipendono totalmente dalla Comunità degli adulti.

      Se si saprà accoglierli con il giusto spirito, si capirà presto che la buona vita dipende non tanto dalla ricchezza, ma dai ritmi di vita sereni, dall’appagamento affettivo, dal sostegno comunitario. Non è facile cambiare. Perché si deve passare dalla prospettiva dei mercanti, dalla logica corrente degli affari che ci lega alla corruzione, alla violazione dei diritti umani e ambientali, a quella della persona, del bene comune, per arginare le incontrollate forze economiche e costruire il nuovo per una vita migliore.

      Sergio Pretelli

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