Allungo il passo perché mi sembra di essere in ritardo per la messa domenicale; sul sagrato guardo l’orologio e sono effettivamente in ritardo di 7 minuti. Pazienza, avrò perso la prima lettura e rimedierò leggendola più tardi sul foglietto. Entro in chiesa e la messa non è ancora iniziata, guardo con aria accusatoria l’orologio ma sta andando regolarmente. Un certo movimento mi indica che sarà celebrato un battesimo. Bellissimo, ce ne sono così pochi! Però abbiamo iniziato in ritardo. Fra le tante virtù del nostro parroco la pazienza non è fra le maggiori ed in questo lo approvo, invece officia una bella cerimonia, curata e sentita, Chissà se i genitori del battezzando se ne rendono conto? Guardando come chiacchierano fra di loro non credo.
Il vecchio parroco, che generalmente non officiava i matrimoni durante la messa domenicale, in occasione di un ritardo della sposa iniziò tranquillamente a celebrare, mentre il povero sposo, già sull’inginocchiatoio, girava la testa ogni 30 secondi temendo di essere lasciato solo davanti all’altare. Sembrava una di quelle commedie brillanti americane che la televisione ogni tanto ci propina e certo era più divertente. In ogni caso il parroco scoraggiava quelli che intendevano usare la messa comunitaria per fini personali e, se proprio costretto, richiedeva agli sposi la massima puntualità. Non è una disparità di trattamento: mentre un matrimonio riguarda solo gli sposi e le loro famiglie, l’ingresso di un bambino riguarda tutta la comunità che deve accoglierlo. Al momento dell’aspersione con l’acqua tutti estraggono il cellulare e si fotografano l’un l’altro. Una serie di foto che si fotografano a vicenda. Tutti salvo il bambino che non possiede ancora un cellulare; ma provvederanno al più presto.
Alvaro Coli