URBINO – C’è qualcosa di nuovo oggi a Palazzo Ducale, anzi d’antico. È proprio il caso di dirlo: le nostre meraviglie dei secoli passati non cessano mai di stupirci e ad ogni ‘spolvero’ sembrano sempre nuove. Così è stato anche questa volta, in occasione del grande doppio restauro delle tele di Luca Signorelli aventi per oggetto la Crocifissione e la Pentecoste. Ma apriamo una parentesi per annunciare che sabato 9 aprile alle 11:00 su RAI1, all’interno della trasmissione “Linea Verde orizzonti”, il Palazzo Ducale sarà protagonista, assieme al suo nuovo direttore Peter Aufreiter. Direttore che appena un paio di settimane fa ha presentato la sua ultima innovazione espositiva: la sala dedicata a Piero della Francesca, con un allestimento tutto nuovo. Dopo il primo esempio inaugurato alcuni mesi fa che ha visto i due quadri di Raffaello (la Muta e Santa Caterina) collocati in una stanza dedicata e con una nuova parete a fondo nero con lunghe didascalie esplicative, ora è la volta della sala allestita per ospitare la Flagellazione e la Madonna di Senigallia del pittore di Borgo San Sepolcro. È stata scelta la seconda stanza dell’appartamento degli ospiti; chiuse le imposte delle finestre, le luci puntano ora su due nuove teche di vetro (al posto del plexiglass precedente) all’interno delle quali ci sono i due quadri senza cornici sostenuti da dei ganci grigio chiaro in effetti poco visibili, se non nelle estremità che, per sostenerlo, piegano attorno al quadro fino alla parte dipinta e spuntano forse un po’ troppo. Ma l’allestimento non finisce qui: sette totem riempiono la sala, di cui tre generali e quattro di approfondimenti sulle avvincenti ipotesi interpretative dell’enigmatica Flagellazione, il tutto con la traduzione in inglese. In questo modo ogni turista, italiano e non, può uscire dal Palazzo con le idee chiare almeno su Raffaello e Piero della Francesca. Nota stonata, alcune scritte (citazioni d’autore attinenti i quadri) appiccicate direttamente alle pareti della stanza: in un già imponente riallestimento si potevano evitare, inoltre distolgono l’attenzione dagli elementi artistici fissi della stanza come i peducci e le decorazioni del soffitto, che invece meriterebbero di essere valorizzati in tutto il palazzo. Ma se Piero ha cambiato veste, Signorelli si è proprio svelato: nella sala dei banchetti a piano terra è infatti stata allestita una breve mostra temporanea per illustrare il restauro delle due facce dello stendardo di Santo Spirito. Tanti turisti nelle festività pasquali, anche grazie alla navetta gratuita Gradara-Urbino-Gradara, che si replicherà tutta l’estate, hanno potuto ammirare le due tele restaurate dalla ditta urbinate Bacchiocca. Originariamente due facce di un unico stendardo, furono staccate sicuramente prima del 1775 per essere collocate nella chiesa di via Bramante ai lati dell’altare, in alto. La confraternita di S. Spirito, committente dell’opera nel 1494, registrò il contratto presso un notaio, probabilmente dietro intermediazione di Giovanni Santi, che già conosceva Signorelli pur non essendo quest’ultimo mai stato legato a Urbino fuorché in quest’unica occasione. Il restauro delle tele, eseguito anche con l’ausilio di moderne tecniche diagnostiche, ha evidenziato nel complesso un discreto stato di conservazione, anche se la cromia era offuscata da vernici ossidate; la riscoperta dei colori però non è stata la sola sorpresa, pur essendo quella più facilmente visibile. Innanzitutto in varie zone si è rivelato il disegno preparatorio, ma la scoperta eccezionale è che dietro la Crocifissione sono stati rinvenuti dei disegni preparatori del secondo dipinto, la Pentecoste, evidentemente realizzato dopo l’altro. I due dipinti, che hanno – come ogni antico stendardo – una cornice dipinta, sono stati fuori dal Palazzo per vari mesi: da agosto a settembre scorsi la Crocifissione è stata in restauro, da settembre a gennaio invece è stata esposta alla mostra torinese “Raffaello, il sole delle arti”, che ha finanziato il restauro dei due dipinti in cambio del prestito di uno dei due e della Muta. Durante il soggiorno piemontese, la Pentecoste ha preso il posto della gemella nei laboratori dei restauratori Bacchiocca, che l’hanno curata fino a marzo. Ora, in questa collocazione temporanea con luci adeguate, risplendono i due capolavori del pittore cortonese con tinte chiare, particolari ben visibili, e si possono notare alcuni dettagli e modi di dipingere che derivano dalla sua conoscenza dell’ambiente urbinate. Tanti motivi in più per visitare la Galleria Nazionale insomma, ma non c’è da preoccuparsi: secondo le intenzioni del direttore, queste sono solo le premesse.
Giovanni Volponi