LA STORIA DIMENTICATA RIEMERGE SUI BANCHI DI SCUOLA GRAZIE A CHIARA VENTURI DEL LICEO “MAMIANI” DI PESARO
L’ebreo di Sassocorvaro salvato da Eurosia Carboni
di Roberto Mazzoli
Sassocorvaro è un piccolo paese del Montefeltro famoso nel mondo grazie a Pasquale Rotondi, il Soprintendente alle Opere d’Arte che durante la seconda guerra mondiale salvò circa diecimila opere d’arte dal saccheggio dei nazisti. Nella gigantesca rocca Ubaldinesca vennero nascoste le meraviglie di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Piero della Francesca, Caravaggio, Rubens, Tiepolo, Perugino…
In quello stesso periodo, proprio a due passi da quella rocca rinascimentale, un medico ebreo veniva salvato dalla Shoah nascosto all’interno di una modesta casa di contadini. A raccontare per la prima volta questa storia è Chiara Venturi, studentessa di soli 15 anni della classe 2B del liceo “Mamiani” indirizzo linguistico di Pesaro. «Ci stavamo preparando al Giorno della Memoria – spiega la professoressa Francesca Cecchini – quando Chiara ha portato in classe un attestato quasi dimenticato legato alla sua famiglia. Ora questo racconto verrà presentato al teatro Sperimentale comunale di Pesaro davanti alle scuole della città il prossimo 27 gennaio».
È la stessa professoressa Cecchini a mostrarci l’attestato del Keren Kayemeth Leisrael, il fondo nazionale ebraico. Sopra è rappresentato un albero con le seguenti scritte in ebraico e in italiano: «Cinque alberi sono stati piantati in terra d’Israele a nome di Eurosia Carboni a ricordo dell’ebreo sconosciuto e salvato dalla furia della guerra. Chi salva una vita salva il mondo intero (Talmud)». La firma è quella di Valeria Finzi, figlia di Matilde Bassani Finzi, illustre figura dell’antifascismo e della resistenza partigiana e cugina dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani, autore del romanzo “Il Giardino dei Finzi Contini”.
Ma chi è Eurosia Carboni e qual è la storia rimasta sconosciuta fino ad oggi? Eurosia era la bisnonna di Chiara e all’epoca dei fatti aveva 33 anni. Alla fine del 1943 era da poco rimasta vedova di Alfredo Venturi e con tre figli da accudire: Renzo, Vincenzo e Raffaele rispettivamente di 12, 7 e 2 anni. Eurosia, da tutti conosciuta col soprannome di “Babona”, era una donna estremamente forte e dal carattere determinato. Lavorava nei campi ma faceva ogni mestiere per mantenere i figli. Ogni giorno, alle quattro del mattino, andava a fare il bucato al collegio Massaioli di Sassocorvaro e faceva le pulizie in Municipio e nello studio del medico condotto del paese, il dott. Muscinelli.
Sin dal 1941 Sassocorvaro è un luogo di internamento degli ebrei: se ne contano circa una decina e tra loro un medico ebreo, non più in attività a causa delle leggi razziali. In paese al termine della messa domenicale tutti i contadini del posto e delle zone limitrofe si recano da lui per una visita e per ottenere cure che il medico offriva generosamente in maniera del tutto gratuita.
Il 3 dicembre 1943 gli ebrei di Sassocorvaro vengono caricati sui camion dei nazisti e deportati nei campi di sterminio. La vicenda è ancora nella memoria di Renzo Venturi che ricorda la paura di tutto il paese radunato nella piazza dai tedeschi che minacciavano di portare via non solo gli ebrei ma anche altri abitanti del posto. La prontezza di Eurosia fu incredibile perché, prima nascose il medico nel grottino di casa sua, coprendolo con un armadio, e poi si offrì volontaria per accompagnare i tedeschi sulla strada di Rimini in modo da allontanarli più in fretta. «Per assicurarsi il ritorno a casa – dice oggi Renzo – si portò in braccio mio fratello Raffaele».
A Sassocorvaro pur non avendo mai conosciuto la vicenda dell’ebreo salvato, tutti ancora ricordano la figura di questa donna così determinata. «Mia mamma – dice Vincenzo che oggi è uno stimato avvocato di Verona – era benvoluta da tutti per la sua umanità profondamente ispirata ai valori cristiani. Nonostante fosse anticomunista, non aveva esitato a nascondere anche un gruppo di 5/6 partigiani nel periodo in cui eravamo sfollati al Paggino, vicino a Sassocorvaro. Un giorno mentre era nei campi a spigolare vide sopraggiungere una pattuglia di fascisti e corse a casa per avvertirli nascondendo poi nel letame alcuni libri e documenti compromettenti nel momento in cui i fascisti fecero irruzione».
Eurosia morirà nel 2002 all’età di 92 anni, pochi mesi dopo la nascita di sua nipote Chiara che oggi è forse la più giovane testimone in Italia ad aver ridato voce ad un’importante vicenda ormai perduta e legata alla memoria della Shoah. Ora il suo desiderio è quello di ritrovare i discendenti del medico partendo dallo sbiadito ricordo del nome della famiglia (Piperno). Per questo ora Chiara con la sua scuola stanno scrivendo un appello da pubblicare sui bollettini delle comunità ebraiche in Italia. «Parafrasando Primo Levi – conclude Valeria Finzi – possiamo dire che Chiara ha fatto in modo che il silenzio non sia silenzio, segno che la memoria del passato è oggi già responsabilità delle nuove generazioni».