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      Home » Gioco d’azzardo interviene il Sindaco di Pesaro
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      Gioco d’azzardo interviene il Sindaco di Pesaro

      RedazioneDi RedazioneNessun commento6 minuti di lettura
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      art 1 foto piccola ricciIL GIOCO D’AZZARDO A PESARO E IN PROVINCIA / 3

      Matteo Ricci: «potendo non rilascerei licenze»

       

      Sul Nuovo Amico dell’8 e del 15 ottobre abbiamo avviato una mini-inchiesta sul dilagare delle sale slot a Pesaro e in provincia. Abbiamo anche segnalato la presenza (legale ma assurda) di uno sportello bancomat di una nota banca, all’interno di una di queste sale. I lettori hanno inviato lettere invitandoci ad allargare il nostro raggio d’informazione. Pur sapendo che le competenze comunali sono molto limitate su una questione che riguarda piuttosto lo Stato, abbiamo incontrato Matteo Ricci nella sua doppia veste di Sindaco di Pesaro e vice presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

       

      Iniziamo con un “gioco” per restare in tema: lei ha mai tentato la fortuna con l’azzardo?

      Non sono mai andato oltre al gioco del poker con gli amici quando ero ragazzino. Non sono un amante del gioco d’azzardo.

      La legge di stabilità prevede un fortissimo incremento di sale scommesse, con una gara per la concessione di altre 15mila agenzie e 7mila corner. Cosa ne pensa della scelta del Governo Renzi?

      Questa cosa la devo verificare. Mi sembra un attacco preventivo dell’opposizione rispetto alla presentazione della legge. A me risulta un aumento molto forte delle tasse sul gioco. Ma aspetto di capire meglio cosa prevede la legge.

      Veniamo a Pesaro. Come vede la situazione dalle nostre parti?

      Da noi la situazione è grave come nel resto delle altre città soprattutto quelle fortemente colpite dalla disoccupazione. Anche da noi vediamo il proliferare di queste sale slot.

      Premesso che un’amministrazione comunale può fare ben poco di fronte ad un monopolio di Stato, voi cosa avete fatto?

      Appena arrivati abbiamo cercato di capire come limitare il fenomeno. Una delle prime azioni della mia amministrazione è stata togliere le tasse per tre anni alle nuove attività: la Tasi, Tari, Imu, il suolo pubblico e pubblicità. Si tratta di un sostegno all’attività di impresa. Nel regolamento del Consiglio Comunale abbiamo però escluso da questo beneficio le attività del “compro oro” e quelle che abbiano la presenza di slot e giochi d’azzardo che minano la salute delle persone.

      Spesso però il problema è che queste macchinette fruttano più dell’incentivo…

      Sì certo purtroppo è così. Però almeno abbiamo evitato la beffa che qualcuno potesse aprire con degli incentivi comunali.

      Questo per le nuove attività. Nel 2014 è stata votata all’unanimità una mozione del consigliere Andreolli che prevedeva uno sgravio sulle tasse per chi invece rinunciava ad installare le slot. Sa che fine ha fatto?

      Si tratta di un’iniziativa precedente alle nostre start-up. Bisognerebbe però sentire con l’Assessore al bilancio per capire quante di queste aziende hanno aderito all’iniziativa.

      Su Pesaro abbiamo documentato la prossima apertura di una sala scommesse in pieno centro a pochi metri da una scuola. Alcuni comuni come Genova o Bologna hanno posto dei limiti dai 300 ai 1000 metri rispetto ai cosiddetti luoghi sensibili come scuole, chiese, ospedali …

      Provvedimenti auspicabili ma non saprei quanto efficaci. Esiste infatti il gioco on line che non ha sede fissa. Invece una cosa che potremmo fare è impegnarci sul tema pubblicitario. Lo scorso Consiglio abbiamo impegnato il Comune a vigilare meglio sulle pubblicità di dubbio gusto o sessiste. Anche qui secondo me potremmo impegnare l’amministrazione a contrastare le forme pubblicitarie di luoghi che rischiano di creare elementi degenerativi rispetto alla dipendenza da gioco. La questione infatti va posta sul profilo culturale. La campagna del progetto fuori gioco che avete pubblicato sul Nuovo Amico va nella direzione giusta.

      Ma spesso i mezzi di informazione non hanno interesse a sensibilizzare sulla questione perché l’apertura di nuove sale da gioco porta pubblicità agli editori.

      Sì, purtroppo è così. In questo modo l’idea che passa è che dalla crisi si esca con la fortuna. Gli italiani rimarranno un popolo di giocatori, ma un conto è la briscola con gli amici, un altro giocarsi la casa. Tra l’altro queste sale sono tristi, buie… zero relazioni sociali. Uno dei posti più brutti che io abbia mai visto. E’ il luogo peggiore dove andare a cercare fortuna. I mass media dovrebbero dare anche un po’ di statistiche. Quante persone vincono scientificamente? Occorre poi dire chiaramente che è sbagliato scommettere sulla fortuna in un momento di difficoltà.

      Sul Nuovo Amico abbiamo anche parlato della presenza di uno sportello bancomat di una nota banca direttamente all’interno di una sala slot. Strano concetto di legalità…

      Questa non lo sapevo. E’ davvero un abbinamento incredibile ma qui c’è anche un aspetto etico. Voglio studiare meglio questa situazione particolare. Credo che qui ci possa essere qualche margine di intervento.

      Qualche giorno fa il prof. Zamagni a Fano ha spiegato che oggi hanno escogitato un sistema di gioco per accalappiare i minorenni. Anziché i soldi ai ragazzini si fanno vincere buoni con i quali acquistare ad esempio un iphone.

      È un meccanismo perverso e micidiale. Se culturalmente la cosa non viene affrontata alla radice non se ne uscirà mai. È un lavoro lungo e magari romantico ma va fatto. Anche il gioco più innocuo come la tombola ad esempio, può degenerare se uno non lo affronta nella maniera corretta. L’altra politica che va fatta è quella del lavoro perché si esce dalla disperazione non tentando la sorte ma con la dignità che dà il lavoro. Io spero però prima o poi che ai sindaci vengano dati alcuni poteri in più che oggi non hanno. Se potessi io non rilascerei le licenze per il gioco d’azzardo.

      Lei è anche vice presidente dell’Anci. In questa veste non potrebbe farsi portavoce presso il Governo?

      A parer mio i Sindaci ragionano un po’ tutti come me. E tra l’altro i Comuni non hanno alcun tipo di introito dal gioco d’azzardo. Dal punto di vista statale c’è questa ambiguità. Ma la contraddizione è statale e non comunale. Qualche Sindaco ha provato a fare delle cose ma poi ha avuto contro dei ricorsi. Io penso che si potrebbe fare qualcosa in più. Voglio vedere però esattamente cosa c’è scritto nella legge di stabilità. Perché da alcune parti viene avanti questa accusa che lei diceva ad inizio intervista, da altri invece l’esatto contrario. In ogni caso come Anci potremmo provare a presentare un emendamento che vada nella direzione di una limitazione delle aperture di nuove sale slot.

      Allora è forse il caso di augurarle … “buona fortuna”.

      A cura di Roberto Mazzoli

       

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