L’ORIGINE DELLA CONFRATERNITA RISALE AL ‘500
L’Oratorio della Grotta e il Giro del Perdono
Urbino – L’origine dell’Oratorio della Grotta non ha una datazione precisa, ma il suo sviluppo ha avuto una evoluzione costante e progressiva tanto da radicarsi profondamente nel cuore degli urbinati che fino a non molti anni fa dedicavano una particolare devozione al Cristo quattrocentesco. Nella chiesa romanica, voluta dal Vescovo Mainardo (1066), c’erano degli spazi utilizzati come cripta, ma è con la chiesa voluta e realizzata sotto Federico da Montefeltro nel Quattrocento che si hanno testimonianze certe sulla presenza di questi ambienti e sulla loro destinazione.
Nel 1500 il cavaliere Girolamo Staccoli appartenente alla Confraternita dell’Umiltà richiede al Duca Guidobaldo I il permesso di utilizzare questi spazi per le riunioni dei confratelli. La Compagnia era stata fondata qualche anno prima da Padre Girolamo Recalchi di Verona e si trovava senza una sede. All’epoca in Urbino le compagnie religiose era numerose e ognuna contava molti adepti: di solito si occupavano di opere di carità e di assistenza ai malati, ai viandanti, ai pellegrini e al trasporto e sepoltura dei defunti poveri. Con l’assegnazione delle prime due stanze la Confraternita inizia la ristrutturazione dei locali e durante i lavori, nel 1507, viene alla luce un Crocifisso, tuttora venerato nella cappella centrale. A seguito di tale ritrovamento l’Oratorio cambia nome, assume quello di Confraternita del Crocifisso e diventa responsabile di tutti i riti legati alla Quaresima e alle festività della Santa Pasqua. Alla donazione del Duca si aggiunge quella del Vescovo e i locali da due passano a quattro. Il crollo della cupola del Duomo nel 1789 causa gravi danni anche all’Oratorio, in particolare alla Cappella centrale, quella che custodisce il Crocifisso, che si salva miracolosamente. L’architetto Giuseppe Valadier, cui era stata affidata la ricostruzione del Duomo, volle ridisegnare anche la Cappella del Crocifisso che è l’unica dell’Oratorio in stile neoclassico. In questa Cappella è custodita la tomba di Federico Ubaldo, figlio ed erede dell’ultimo Duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere. Durante la II Guerra mondiale l’Oratorio custodì il tesoro della Basilica di San Marco e divenne rifugio per centinaia di persone.
Una volta discese le scale d’accesso ci si trova di fronte la Cappella della Natività, dove c’è il dipinto raffigurante la “Adorazione dei pastori” del bolognese Emilio Taruffi (1682). La successiva Cappella del Crocifisso ha la volta decorata dall’urbinate Antonio Rondelli con simboli della passione e degli evangelisti. La terza Cappella, detta della Pietà o della Resurrezione, è nota per il gruppo marmoreo di grandissimo pregio composto dal Cristo supino e dalla Madonna orante, opera tradizionalmente attribuita al Giambologna e successivamente al Bandini. L’ultima Cappella, quella del Sepolcro, ospita una riproduzione del Monte Calvario; al suo interno erano collocate le statue in terracotta plasmate dall’urbinate Pompilio Lanci che rappresentano “Il pianto sul Cristo Morto”. L’Oratorio della Grotta è oggi meta di numerosi visitatori. Gli urbinati, seppur in tono minore, continuano la tradizione della visita alle Grotte il lunedì dell’Angelo; in passato, fino a non molti anni fa, da tutto il territorio giungevano fedeli che, raccolti in preghiera, facevano il giro delle cappelle e percorrevano un cunicolo che si snoda fino alla Cappella del Sepolcro dove è collocato il “Pianto sul Cristo Morto”. Al termine si risaliva in ginocchio la scala d’accesso recitando una orazione ad ogni gradino.
gdl
Foto : Cappella del crocifisso