URBANIA – La Concattedrale di san Cristoforo di Urbania, gremita come nelle solenni occasioni, ha fatto da cornice alle esequie di Rita Bucarini. Una comunità di popolo e di fede, incredula ed attonita, insieme a tanti dipendenti dell’Ersu di Urbino, dove Rita prestava servizio, si sono stretti attorno alla famiglia, per rendere l’estremo saluto a Rita. Una sposa, una madre, una lavoratrice tanto umile e riservata, quanto generosa, attenta e delicata. Nel lavoro era un modello per tutti: impegno, costanza e dedizione. Tutto affrontava con pazienza, sollecitudine e delicatezza. Mai una protesta, mai una parola fuori posto, mai una parola sopra le righe. Come ogni mattina arrivava ad Urbino per recarsi al lavoro; era di turno al collegio la Vela e come sempre stava percorrendo via dei Cappuccini, quando un grosso ramo di un cipresso, staccatosi per la furia del vento di tramontana, l’ha colpita mortalmente. Anche don Piero Pellegrini che ha presieduto il rito funebre era visibilmente commosso e turbato di fronte a questa indicibile e assurda tragedia. «Tante domande, tanti perché», ha esordito il parroco. «Davanti a questa morte la nostra mente annaspa nel buio; neppure ci rendiamo conto perché Dio l’ha permesso. Ci inchiniamo davanti alla Sua misteriosa volontà, convinti che Egli non turba mai la gioia dei suoi figli se non per darne una più grande. Su questa terra sta davanti a noi il buio del dolore e della morte. Tuttavia su tutto domina la certezza di questa verità di fede: noi siamo destinati a vivere per l’eternità. Noi siamo fatti per la vita e Dio non annulla né tradisce il suo progetto». La pagina evangelica invitava anche noi, come i discepoli durante la traversata del mare in tempesta, ad accogliere Gesù sulla barca e a professare la nostra fede in Lui. La nostra vita è davvero come un mare in tempesta. «E’ Gesù che placa le onde burrascose, è Lui che rincuora dalle paure, è Lui che dà concretezza alle nostre speranze, è Lui che garantisce di arrivare sereni e salvi, alla riva della vita vera», ha continuato il celebrante. Il parroco inoltre, ha chiesto al Signore che questa parola sia segno della Sua carezza affettuosa; una carezza che conforti e incoraggi i familiari a continuare il cammino, sorretti dalla fede e dalla forza delle quali Rita ci ha dato esempio. «Noi tutti che siamo qui in preghiera», ha concluso don Piero, «diciamo al marito Antonio, ai figli Francesco e Nicola che li accompagneremo nella difficile ripresa e nel portare avanti la vita e la famiglia: così anche Rita sarà felice di vedere i suoi figli crescere e percorrere le tappe significative dell’esistenza terrena». Molte le autorità presenti tra cui il presidente dell’Ersu Giancarlo Sacchi, il Sindaco di Urbania Marco Ciccolini, quello di Urbino Maurizio Gambini, nonché altri amministratori del territorio. I familiari dopo la immane tragedia hanno dato il consenso al prelievo degli organi; un gesto che Rita avrebbe certamente gradito molto.
Giuseppe Magnanelli