URBINO – Lunedì scorso 16 giugno al santuario mariano diocesano del Pelingo si è svolto, dalle 19 alle 22, il quarto appuntamento con assemblea diocesana. Tema dell’incontro, il cammino della nostra Chiesa particolare, osservato da un peculiare punto di vista: il rapporto tra i sacerdoti ed i laici nel comune impegno pastorale all’interno delle nostre comunità parrocchiali e nel servizio più ampio nel contesto diocesano. Proprio per questo l’invito era esteso a tutti coloro che svolgono un “ministero” nella Chiesa. Ha fatto da sfondo alla conduzione dell’incontro un documento dei vescovi italiani, risalente a dieci anni fa ma di estrema attualità: la nota pastorale intitolata “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”. Il lavoro dell’Assemblea è stato scandito da questi due momenti: una presentazione, fatta dall’arcivescovo, cui hanno fatto seguito alcune considerazioni “a caldo”, e la ripresa del tema in gruppi di lavoro, secondo la suddivisione delle sette unità pastorali.
Introducendo i lavori, mons. Tani ha fatto esplicito riferimento al celeberrimo passo di 1Cor 12, che riportiamo nei passaggi cruciali: «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune […]. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo». E, questo, ad indicare che nella Chiesa non esistono ‘cristiani di serie A’ e ‘cristiani di serie B’, ma che tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, tenendo conto del ruolo, della responsabilità e del servizio che ciascun “membro” esercita nella comunità. E questo non sminuisce la funzione del vescovo, pastore della Diocesi, o del parroco, “pastore proprio” – come afferma il Codice di Diritto Canonico – nella sua parrocchia, ma al contrario ridefinisce e ricentra le caratteristiche e le peculiarità di ciascuna vocazione. Affermano i nostri Vescovi: « La logica “integrativa” non deve reggere solo il rapporto tra le parrocchie, ma ancor prima quello delle parrocchie con la Chiesa particolare. La parrocchia ha due riferimenti: la diocesi da una parte e il territorio dall’altra. Il riferimento alla diocesi è primario. In essa l’unico pastore del popolo di Dio è il vescovo, segno di Cristo pastore. Il parroco lo rende in certo modo presente nella parrocchia, nella comunione dell’unico presbiterio».
Nucleo centrale dell’intervento dell’Arcivescovo è stato l’insistere in maniera seria e profonda sulla necessità di un radicale cambiamento di fronte: passare dalla collaborazione alla corresponsabilità. I laici sono insostituibili, non perché aiutano il parroco a fare determinate cose, ma perché nel loro proprium si prendono carico, nelle comunità, di situazioni e mansioni che nessun altro può svolgere al posto loro. Quindi, impegno comune, senza delega, per quel fine comune che è l’edificazione del Regno di Dio, nella consapevolezza che tutti noi – laici e presbiteri – siamo cementati gli uni agli altri in virtù di un solo battesimo. Già il grande Sant’Agostino aveva stigmatizzato questa realtà, con la celebre frase: «Per voi, infatti, sono vescovo, con voi sono cristiano». Infine mons. Tani ha annunciato all’Assemblea che con il prossimo Avvento darà solenne inizio alla Visita Pastorale: per tutta l’arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado sarà, questa, un’occasione propizia al fine di fare “la verità”, formalizzando il punto della situazione sul cammino che stiamo compiendo nel segno della comunione all’insegna di una “pastorale integrata”.
Ancora una volta la nostra Chiesa diocesana ha dimostrato la sua vivacità, pur nella consapevolezza di dover guardare avanti, avendo ancora molta strada da fare… Il Signore benedica i nostri propositi di bene e ci confermi nella fede.
Don Andreas Fassa