TRASANNI DI URBINO – Il Concorso letterario bandito quest’anno dal Comitato della Fondazione Il Pellicano, dedicato a Maria Regina d’Europa, ha come tema “Famiglia: esperienza di amore e di unità”.
A Maria, madre di tutti noi, ci rivolgiamo con i memorabili versi del sommo poeta Dante: «in te misericordia, in te pietade,/ in te magnificenza, in te s’aduna/ quantunque in creatura è di bontade» (Paradiso, XXXIII, vv. 19-21).
Un concorso letterario sulla famiglia. Una tematica difficile. Pur trattandosi di un’esperienza che riguarda tutti, pronunciarsi sulla famiglia significa o enunciare dei principi, degli assiomi,delle parole lontane dalla vita o parlare di sé. Non ci sono vie di mezzo. Parlare della propria esperienza non è scontato, non è naturale, significa guardarsi dentro, scrutare se stessi, dare un giudizio, mettersi in gioco. Parlare della propria esperienza è un lavoro, ed è, a un tempo, un’opportunità, una vera opportunità.
Forse è questo il motivo per cui i testi hanno tardato ad arrivare,erano pochi all’inizio, il tempo passava la scadenza proposta è stata posticipata poi hanno iniziato a giungere numerosi, sempre più numerosi e, soprattutto, belli, davvero belli. Sono stati composti da bambini, giovani, adulti di Urbino e di località anche molto lontane. Alcuni docenti hanno coinvolto gli alunni delle proprie classi proponendo la tematica come traccia di verifica; un professore ha realizzato con i suoi giovanissimi allievi dei video, testimonianze queste di un impegno o, meglio, di una sfida destinata non solo per se stessi. Nei testi pervenuti vengono raccontate esperienze, espresse sensazioni, rievocati ricordi, sussurrate impressioni; c’è il pianto per una perdita, la esultanza per un evento gioioso, la tristezza per una sventura, la certezza di un sentimento. C’è, in molti casi la fede, una fede che da inconsapevole e fragile è maturata nel tempo attraverso il dolore, la sofferenza o, semplicemente, la condivisione delle vicende quotidiane in famiglia.
«Non esiste la famiglia perfetta- osserva Silvia- ma io ho ben chiaro in mente il modello da seguire: quella in cui sono cresciuta». Quella familiare è un’esperienza personale, diversa da persona a persona, una testimonianza.
La famiglia è per molti luogo di accoglienza, di protezione, ma nello stesso tempo è apertura al mondo, aiuto per uno sguardo non banale, ma penetrante sulle cose come raccontano Antonio e Marina:«All’interno di questo cammino ci è sembrato sempre più importante tener aperta la porta dei nostri cuori e della nostra casa ed avere sempre uno sguardo sul mondo».
La famiglia è, innanzitutto, luogo di amore. La potenza di tale sentimento che abbraccia la persona vibra in tante immagini cariche di suggestione, come quella, delicatissima, della giovanissima Caterina. «Sento sfiorarmi il viso,/ è una carezza amabile/ quasi mi abbraccia col suo calore». La carezza è un gesto che esprime perfettamente e compiutamente la natura dell’amore: la tenerezza. Pensiamo — ha detto il Papa il 10/12/2013 ( Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae) — alla tenerezza che (Gesù) ha avuto con gli apostoli, con la Maddalena, con quelli di Emmaus». Ed è sempre così. Anche con noi. Dobbiamo però chiedere al Signore la grazia «di non avere paura della consolazione del Signore, di essere aperti, di chiederla, cercarla perché è una consolazione che ci darà speranza e ci farà sentire la tenerezza di Dio Padre».
Toccanti le parole di famiglie provate dal dolore, dalla malattia, dalla morte, dalla stessa schiavitù del gioco, testimonianze di grande sofferenza ma allo stesso tempo di esemplare dignità e di fede, una fede grande da indurre Giuseppe a definire la malattia« sacra fonte di grazia/ che più non addolora/ma diventa foriera/ di pace interiore/ e spinge alla preghiera».
Un concorso dalla tematica impegnativa, s’è detto all’inizio, ma, nello stesso tempo, una grande opportunità perché riflettere sulla famiglia equivale a riflettere sulla propria esperienza e lasciarsi educare. Una grande opportunità è stata certamente per noi, membri della commissione, che abbiamo non solo apprezzato, ma soprattutto imparato in quanto tanta ricchezza di umanità insegna ad essere veri.
Un pensiero affettuosissimo va a Fiorella Attili che ci ha lasciato e che ci manca, ci manca davvero anche se ci consola la certezza che gode di quella pace eterna che il Signore riserva a noi tutti. Fiorella ha condiviso con noi della commissione l’esperienza del precedente concorso intitolato anch’esso a Maria e nel quale si è coinvolta con dedizione ed entusiasmo dando prova di grande sensibilità e professionalità. Io la conosco da molto tempo e ho sempre apprezzato, così come tutti coloro che l’hanno frequentata, la sua simpatia, la sua dinamicità, la sua eleganza, il suo amore per la vita che si esprimeva, in particolare, nei confronti della sua famiglia. Un grazie di cuore a don Ezio la cui fede solida come una montagna ci ha scosso dal nostro torpore e quieto vivere facendoci capire che senza Cristo e l’intercessione di Maria non possiamo fare nulla.
Infine un grazie commosso a chi, mettendo a completa disposizione della Fondazione “Il Pellicano” tutti i suoi risparmi, consentendo la realizzazione di iniziative come questa ci testimonia che la gratuità è una grazia che avvicina l’uomo a Dio e lo rende lieto.
Maria Laura Fraternali