“Popolo e Vescovo avanti insieme” è l’espressione che Papa Francesco pronuncia dalla Loggia del Laterano nel momento in cui prende possesso della sua Diocesi. Poco prima, all’interno della Basilica-Cattedrale, nella celebrazione Eucaristica aveva usato il pastorale di Paolo VI. Due gesti, (una frase e un oggetto) per un messaggio: rincominciare laddove si era interrotta la rivoluzione conciliare per quanto riguarda il discorso sulla Chiesa.
Si tratta di riprendere in mano e riaprireil decreto conciliare Lumen gentium e lasciarsi illuminare da quei criteri insostituibili che consentono di capire la Chiesa sia nel suo essere, nel suo farsi e nel suo operare. Risvegliare, dopo troppo lungo silenzio, quelle parole chiave che avrebbero potuto ringiovanire la Chiesa, popolo, servizio e povertà e che Papa Francesco, fin dal primo momento, con gesti, segni e stile, ha voluto riproporre per un sogno di “Chiesa povera che evangelizza i poveri”.
Sei mesi di un magistero pontificio, rilanciato dalle reti informative, comprese le 200 testate dei settimanali cattolici, fra cui “il Nuovo Amico”, non poteva non contagiare tutte le “periferie”: gente, fedeli, presbiteri, religiosi, vescovi specialmente le diocesi. Mi risulta che gli aggiornamenti d’autunno, all’inizio del nuovo anno pastorale, hanno scelto quale argomento la Chiesa. Così anche le diocesi della nostra metropolia (Pesaro, Fano, Urbino). Quella pesarese ha riflettuto su “I laici nella Chiesa: una presenza di corresponsabilità”. Da Conclusioni del vescovo Coccia sono emerse espressioni importanti e significative come “responsabilità gerarchica”, “Chiesa mistero di comunione”, necessità di un solido cammino formativo”. Certo.
È difficile per tutti, anche per i pastori, cambiare una immagine di Chiesa, accarezzata per tanti anni, verticale come quella uscita dal Concilio Vaticano I. Ci può aiutare la Lezione dell’ecclesiologo della Gregoriana all’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Pesaro il 25 ottobre 2013. In sintesi. Si erano maturate nel frattempo molte cose circa il ruolo dei laici, una dottrina che viene raccolta dal Concilio Vaticano II nella “Lumen gentium” secondo la quale la Chiesa viene presentata come totalità dei battezzati, il Popolo di Dio viene prima della gerarchia, la vita prima dei ruoli, così l’essere viene prima del fare.
L’essere figli di Dio in Cristo è il titolo di appartenenza alla Chiesa, perfino il Sacerdozio ministeriale è vincolato al Sacerdozio comune della totalità dei battezzati. Questo capovolgimento – secondo Dario Vitali, è come una sorta di rivoluzione copernicana che non rinnega la verità del passato ma, la stabilisce entro una cornice totalmente nuova. Un’immagine di Chiesa Mistero che si svela e continuerà a svelarsi e secondo l’Enciclica Limen fidei, Sacramento – che distribuisce ministeri e servizi secondo il loro ordine. Non ci sarà crescita finché i cristiani non prenderanno coscienza di essere Chiesa.
Raffaele Mazzoli