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      Home » Consegnarsi al futuro
      Editoriale

      Consegnarsi al futuro

      RedazioneDi RedazioneNessun commento2 minuti di lettura
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      don bella

      Può esistere un museo come raccolta di opere e come evocazione. Quasi una fuga nella memoria o sogno che guarda il futuro. In realtà siamo tutti affogati nel presente, così confuso e disordinato. Abbiamo bisogno di mettere ordine ricapitolando il passato, abbiamo bisogno di ordinare il presente per programmare il futuro. Il museo sarebbe il posto giusto, se non lo fosse non fungerebbe neppure da metafora, capace di ipotizzare qualcosa di simile che lo possa in qualche modo sostituire. I sogni si realizzano in uno spazio e nello stesso si smarriscono quando vengono a contatto con la realtà. Prevenire significa guardare lontano. Il museo può avere la sua funzione di collegamento, ma in senso dinamico perché non si tratta solo di consegnare il passato ma anche di vivere l’attimo quale ulteriore eredità.

      Non consegnare sarebbe davvero un dramma suicida, sarebbe come interrompere il flusso della storia. Un museo fermo nell’immobilità non opera, non riordina, non agisce. È la sua morte. Se non vive non funge neppure come metafora. È molto facile cadere nell’anonimato, nel generico, nell’astratto ove tempo, luogo soprattutto i soggetti si nascondono consegnandosi al nulla. Ridare alle cose, agli eventi un significato, farli rivivere nella storia, sono essi stessi storia. È la scoperta più sensazionale della vicenda mediale e lo è anche di più nella vita.  Per assimilazione mi sovviene che c’è un altro luogo, non museale, non una metafora ma una  realtà stretta fra le mura, all’ombra dei cipressi, espone ‘opere’ che sembrano reperti, sono materia spogliata, o spoglie, ridotta in polvere e cenere, disponibile ad essere riassunta da coloro a cui appartenevano. Quindi reliquie di persone in attesa di quell’ultimo giorno.  Più che cimitero questo è il campo dei Santi (camposanto). Senza rinunciare alla terra essi appartengono al Regno dei cieli. Luogo della speranza e respiro dell’umanità fin dalle origini. “Sembrano morti in realtà sono vivi” canta la Scrittura. Il Verbo  di Dio, fatto Uomo, Gesù, stendendo le braccia sulla Croce, morendo distrugge la morte e si consegna risorto a tutta l’umanità, immagine dell’Uomo nuovo.

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