URBINO – A nove mesi dai tre metri e passa di neve caduti sul territorio feltresco (era il 12 Febbraio quando smise di fioccare), ancora i coppi del convento di San Francesco non vedono notizie positive all’orizzonte.
Sembra anzi che il cielo sia ancora coperto dalla coltre grigia e nebbiosa che non lascia trasparire luce tipica delle giornate cosiddette “da lupi”, quando è meglio stare in casa in compagnia di una calda polenta piuttosto che impegnarsi in qualsiasi attività. Purtroppo non è stato possibile fare questo per i frati che si trovavano lo scorso Febbraio sotto le travi che hanno ceduto, oberati dalla massa della coltre ghiacciata.
Tre stanze sono state sgomberate d’urgenza e, per evitare crolli ancora peggiori, nelle ore successive due vigili del fuoco si sono subito precipitati per spazzare via tutta la neve presente e sollevare i coppi in modo che, il giorno dopo, si ponesse subito rimedio sostituendo un trave marcio con uno nuovo. Si pensava: “Sarà finita…”, e invece no, ad oggi i tre locali (vederli è veramente una tristezza) sono vuoti, inagibili, occupati solo da una rete di pali da ponteggio che, trapassando con dei buchi (doppia tristezza) il controsoffitto, vanno a sostenere i travicelli del tetto non ancora sostituiti.
Insomma i lavori dovrebbero rinnovare totalmente la copertura di un lato del convento, consolidare i muri su cui poggiano i travi principali, ripristinare i controsoffitti (antichi) per cifre che partono dai cinque zeri. Ci si chiede: ma il convento non è un monumento storico di qualche interesse? Non merita una parte dei finanziamenti che sono stati stanziati per Urbino dopo i tragici crolli invernali? Evidentemente no, visto che al convento non arriverà nemmeno uno spicciolo.
“I lavori partiranno perché così non si può stare –ci dice Fra Albino, padre guardiano del convento- ma non godranno di nessun aiuto statale. Abbiamo un fondo come frati e se non basterà accenderemo un mutuo, ma intanto i lavori partiranno. Sono indispensabili.” Oggi infatti i cinque frati urbinati dispongono di cinque celle, della mensa, dei servizi e di poche altre stanze già piene, tra l’altro, anche degli arredi che si sono dovuti sgombrare dalle stanze evacuate.
I lavori dunque partiranno ignorati dai più e anche dalle istituzioni, che non hanno inserito il convento nell’elenco degli edifici “bisognosi”, nonostante l’adiacente Chiesa francescana sia presente e non abbia subito crolli come invece ha avuto il cenobio. Forse una spiegazione sta nel fatto che la chiesa è di proprietà comunale…
Nelle foto due momenti del pronto intervento dello scorso anno: i pompieri sgomberano la neve e gli operai sono pronti a sostituire il trave.
Giovanni Volponi
1 commento
Posso avere i recapiti dell’autore dell’articolo o del convento? Sarei interessata alla storia.