Prova a difendersi il presidente della Provincia Matteo Ricci, attaccato duramente dai sindacati e dai dipendenti dell’amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino. In particolare la Uil denuncia la possibile “fuga” di Ricci mentre la nave affonda. Sempre più voci, anche vicine a viale Gramsci e ai democratici, ipotizzano imminenti dimissioni del presidente in vista di sua candidatura che potrebbe portarlo verso Roma. E così lo scorso 19 settembre Ricci ha provato a difendersi convocando alla Sala del Consiglio tutti i dipendenti prima di incontrarsi con i sindacati.
VOCI DESTABILIZZANTI
Ha parlato di «confusione che qualcuno avrebbe fatto nelle ultime ore». «Ho sempre avuto grande rispetto per le organizzazioni sindacali – ha detto – ma ritengo non utile organizzare incontri che non danno informazioni corrette. E creano più allarmismo di quello che serve. A maggior ragione, poi, se si fanno battutine politiche fuori luogo».
Poi ha citato la spending review, che in italiano altro non significa che “revisione della spesa”, che ha ridotto di 10 milioni le entrate. Quindi è entrato nello specifico cercamndo di rassicurare i dipendenti sul proprio futuro. « Ci eravamo presi degli impegni precisi: il primo è stato salvaguardare il posto di lavoro di chi era qui. Lo abbiamo fatto anche chiudendo il Cspa e risanando il Megas, assorbendo, con l’operazione, buona parte del personale della società».
Poi Ricci ha provato a rivendicare una serie di meriti elencandoli così: «Abbiamo tutelato la nostra organizzazione come la prefettura, camera di commercio, motorizzazione, Inps … Ma capisco che, forse, la riconoscenza non è di questo mondo. Non ripartire da qui, significa non comprendere cosa abbiamo salvato dentro il “casino” generale».
Poi ha voluto ricordare la sobrietà della propria impronta politica. «Sfatiamo qualche leggenda. Da quando sono qui, non ho preso neanche una persona da fuori. Nemmeno una segretaria. Abbiamo la giunta più ridotta d’Italia, giro con la Multipla a metano. Ma …c’è stata la neve: 4,6 milioni di euro di danni, la crisi delle entrate, dovute alle minori immatricolazioni delle auto e assicurazioni, che pesa per un milione e mezzo di euro (fra Ipt e Rca, ndr)».
Stando così le cose, poche sono le alternative. «C’è un piano per salvare l’ente e salvaguardare i posti di lavoro. Si regge su tre pilastri, e lo presenteremo ai sindacati, per portarlo poi in consiglio provinciale. Confidiamo nella massima consapevolezza di tutti, sono convinto che ci sarà la collaborazione della struttura».
SI VENDE TUTTO
Il piano prevede la vendita delle quote di Marche Multiservizi, la cartolarizzazione degli immobili. la valorizzazione dell’ex Bramante, in prospettiva della vendita. Nessun accenno invece alla questione degli oltre 100 milioni di euro di mutui accesi. Un debito enorme accumulato negli anni di vacche grasse per una miriade di iniziative più o meno necessarie e che ora pesano come un macigno.