Inizia un nuovo anno scolastico. Insieme alle scuole statali, ed a quelle comunali dell’infanzia, sono pronte all’appuntamento con il nuovo anno le scuole paritarie cattoliche, una realtà più che significativa nella nostra Provincia anche per la loro consistenza quantitativa tra l’altro indispensabili per soddisfare la domanda; scuole anch’esse pubbliche in ragione del servizio pubblico offerto a tutti, private per la natura giuridica dei soggetti gestori, tutti soggetti “non profit” espressioni di realtà educative della comunità o radicate nella comunità: Istituti religiosi, Cooperative sociali, Parrocchie, Associazioni, ecc….
Sono scuole con tutti i requisiti di legge, riconosciute dall’Autorità scolastica, ma che offrono il servizio educativo e di istruzione secondo un proprio specifico progetto educativo, di ispirazione cristiana, legato a valori presenti nella comunità territoriale e condivisi dalle famiglie che le scelgono per i loro figli. Proprio per tale ragione esse rappresentano un arricchimento dell’offerta complessiva del sistema educativo provinciale per apporto di stimoli reciproci e per una risposta a specifica domanda dell’utenza.
Sono una concreta attuazione – anche se parziale, in quanto scuole riconosciute sul piano giuridico ma non su quello di un adeguato contributo economico per il servizio pubblico svolto – del principio di sussidiarietà conclamato dalla Costituzione e dalla Comunità Europea, coerente con i diritti delle famiglie e delle aggregazioni sociali intermedie e rispondente altresì ad un criterio di maggiore efficienza ed economicità di gestione dei servizi.
In tempi di crisi economico-finanziaria e di necessario contenimento della spesa pubblica è ancora più stringente interesse dell’Ente Pubblico assicurare la sopravvivenza delle scuole paritarie fornendo il necessario contributo economico a fronte del servizio pubblico dalle stesse svolto a costi nettamente più bassi di quelli di cui l’Ente Pubblico (Stato o Comune) dovrebbe farsi carico per garantire lo stesso servizio. Il 12% (cioè più di un milione) degli studenti italiani frequenta scuole paritarie che a fronte ricevono un contributo pubblico pari ad appena l’ 1% della spesa per la pubblica istruzione: per ogni alunno della scuola statale la spesa pubblica è di 6.635 Euro all’anno, contro un contributo pubblico di 580 Euro all’anno per ciascun alunno delle scuole paritarie (dato medio tra i diversi ordini di scuola), contributo che per il prossimo anno rischia di finire sotto la scure della “spending rewiev” che vorrebbe addirittura tagliarne la metà mettendo a rischio la sopravvivenza di molte scuole paritarie e del loro servizio.
I costi unitari complessivi delle scuole comunali dell’infanzia nella nostra Provincia superano in media i 5.000 Euro all’anno per ogni bambino e gravano, al netto di limitati recuperi effettuati a carico delle famiglie, per oltre 4.000 Euro all’anno sul bilancio pubblico. Di contro i costi unitari delle paritarie dell’infanzia presenti in Provincia sono inferiori di quasi il 50% a quelli delle comunali e pesano sui bilanci comunali, quando è stata prevista l’erogazione di un contributo, nella misura di appena qualche centinaio di euro all’anno per ogni bambino, in un Comune importante (diverso dal capoluogo) addirittura per importo inferiore.
Sono dati su cui è necessario riflettere con obiettività nell’interesse di un bene comune importante come l’educazione.
Angelo Crescentini
(Presidente FISM Provinciale di Pesaro)
Secondo noi …
Perché spendere soldi pubblici per la scuola privata? Se la vogliono se la paghino.
Perché la scuola paritario fa risparmiare all’Amministrazione comunale quasi due milioni di euro, al netto di un piccolo contributo fornito dal Comune. Questo semplice calcolo i politici lo hanno già fatto, mentre la gente non ha ancora focalizzato il problema. Se la paritaria dovesse chiudere molti bambini starebbero a casa.