Il Covid-19 costringe tutti noi a ripensare le grandi categorie che governano la società. Questo è un tempo di riflessione e, come dice Papa Francesco, questo è il tempo “nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni […] perché l’Europa riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione Europea.”
Giornata per la Terra. È così che la settimana scorsa ha esordito all’Earth Day nel suo 50esimo anniversario, la giornata dedicata alla Terra, quella che il Santo Padre ha definito nella sua Enciclica Laudato Si la “casa comune” che abitiamo, ma spesso maltrattiamo. È significativo che l’umanità abbia festeggiato il giorno della Terra nel pieno della pandemia provocata dal Coronavirus. Non possiamo far passare sottotono un tempo come questo, certamente di forte dolore fisico e interiore, ma prezioso perché ci aiuta a comprendere, cioè a “fare nostra”, la direzione verso cui si è incamminata da alcuni decenni l’umanità. È sempre stato così nella storia, il progresso civile è nato dall’intelligenza di persone che hanno saputo trarre lezione da situazioni di oggettiva difficoltà.
Domande esistenziali. Oggi, il Covid-19 ci interroga sulle domande esistenziali e chiama noi ad affrontare la sfida. A questa chiamata vi è la responsabilità del mondo giovanile, che è libera di scegliere se voltare le spalle o pensare il futuro, interessandosi della casa comune tramite l’impegno nelle Istituzioni come nella Politica, la quale deve muoversi lungo organizzazioni partitiche forti e spinte da alti valori, che consentano la rappresentanza del popolo e garantiscano l’inserimento di richieste sociali dentro una sintesi armonica che giungano al policy-maker. Quella che stiamo vivendo non è un’emergenza nazionale, ma europea, mondiale.
Tempo nuovo. Covid-19 introduce un tempo nuovo che è tempo di crisi, ma che può e deve essere superato per fare il salto di qualità. A questo compito altissimo sono chiamate le nuove generazioni che devono ascoltare il grido del COVID-19. Porsi in ascolto significa operare una divisione tra aspetti negativi e positivi che devono essere unicamente ricondotti al rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, che per noi cristiani assume una singolare rilevanza perché rappresenta il Creato, fulcro del progetto di Dio nella storia. Dobbiamo comprendere che siamo ormai dentro la nuova era della terza rivoluzione industriale, cui però va fatta maturare quella che Jeremy Rifkin chiama la “coscienza biosferica”, affinché noi possiamo prenderne consapevolezza per consentire la rivoluzione culturale del XXI secolo che, tradotta in atti concreti, significa governare il cambiamento climatico per salvaguardare il Creato.
Digitalizzazione. I governi hanno il dovere morale di implementare politiche sociali ed economiche rispettose dell’ambiente, a partire da una totale decarbonizzazione a favore di un’economia dell’idrogeno; avviare processi di digitalizzazione delle P.A. per avere macchine statali flessibili e intelligenti; lavorare per un piano industriale 4.0 che garantisca l’innovazione tecnologica ed organizzativa delle imprese e, al contempo, una reindustrializzazione con avviamento degli investimenti pubblici e privati per rilanciare l’economia mondiale. Ma lo sviluppo economico, e qui sta la lungimiranza politica, dovrà essere accompagnato da uno sviluppo sociale (ecologia integrale) che garantisca più uguaglianza, non nell’ottica marxista-leninista, ma quella qualitativa indicata da Maritain con il termine uguaglianza di proporzione intesa come uguaglianza d’identità.