Sinisa Mihajlovic, 50anni, serbo, prima giocatore e poi allenatore di calcio, ha svolto la maggior parte della sua carriera nel nostro paese. Arrivato in Italia nel 1992 per giocare nella Roma, ha poi indossato le maglie di Sampdoria e Lazio e ha concluso la sua carriera di difensore goleador all’Inter, dove ha iniziato quella di allenatore come vice del suo grande amico Roberto Mancini. Ha poi allenato il Bologna, il Catania, la Fiorentina, la Sampdoria, il Milan e il Torino, lasciando ovunque il ricordo di una grande serietà e professionalità, un “sergente di ferro”. Sinisa Mihajlovic il 13 luglio scorso ha convocato una conferenza stampa per comunicare al mondo di essere malato di leucemia, e lo ha fatto con queste parole: “Sì, ho la leucemia. Quando me lo hanno comunicato è stato un duro colpo, sono stato due giorni in camera a piangere e pensare, in quei momenti ti passa tutta la vita davanti. Ho pianto anche poco fa parlando con i miei giocatori, ma sia chiaro che non sono lacrime di paura, perché io so che questa battaglia la vincerò. La malattia è nella sua fase aggressiva ma è attaccabile e curabile, non vedo l’ora di cominciare a curarmi, prima comincio e prima finisco e vincerò come si vince nel calcio, attaccando per fare gol. Non voglio la compassione di nessuno ma per vincere mi serve l’aiuto di tutti quelli che mi vogliono bene”…
Esempio. Mihajlovic aveva iniziato l’ultima stagione da disoccupato, poi a fine gennaio di quest’anno è stato assunto dal Bologna, che in quel momento occupava il penultimo posto della classifica e sembrava ormai destinato ad una irrimediabile retrocessione: con la guida del mister serbo la squadra felsinea ha invece cominciato a vincere e a risalire la graduatoria, fino ad ottenere una meritata salvezza. Ora Mihajlovic, che il Bologna ha confermato come allenatore, gioca la partita più importante di tutte, quella per la salvezza della sua vita, ed è partito anche qui con il piede giusto, con grande determinazione e forza di volontà. Dal mondo pallonaro arrivano spesso esempi di personaggi pieni di soldi ma senza valori morali, di edonisti innamorati dei propri muscoli e dei propri tatuaggi, di cascatori antisportivi che cercano sempre di ingannare avversari ed arbitri, di “giovinastri” senza testa che hanno visto affogare il proprio talento in precoci contratti milionari. Stavolta invece arriva un grande esempio di coraggio e dignità, l’uomo di sport insegna come si affronta una malattia che spaventa, rispettandola senza temerla.
Sinceri auguri anche da parte nostra al “duro” Sinisa, speriamo davvero che stavolta più che mai possa ottenere il “miracolo” della salvezza.
FRANCESCO IACUCCI