Anche Gabicce, dopo Torino e Roma, è balzata agli onori della cronaca. Qui due gemelli sono stati registrati all’anagrafe come figli di due padri. I due bimbi sono nati negli Usa da maternità surrogata. Si tratta – è bene ricordarlo – di una pratica che l’Italia vieta con sanzione penale. Insomma la legge c’è ma viene aggirata. Basta rivolgersi all’estero per poi chiedere in patria la trascrizione dell’atto di nascita che vede come “genitori” i committenti del piccolo. Per il sindaco di Gabicce, Domenico Pascuzzi, «non si tratta solo del riconoscimento di diritti civili, ma di un’azione di civiltà». La questione invece è assai più complessa. Per far maggiore chiarezza abbiamo sentito il parere di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. «Aggirare la normativa – spiega Mirabelli – contrasta con il nostro ordine pubblico» (vedi pag. 3).
Ma accanto al livello giuridico nel caso di Gabicce entra in gioco anche un piano etico che nulla ha a che fare con la religione, basti pensare che a chiedere l’abolizione universale della maternità surrogata è Ana-Luana Stoicea-Deram, sociologa e militante femminista franco-rumena. In Italia contro l’utero in affitto si sono espresse associazioni femministe come: “Se non ora quando – Libere”, “Arcilesbica”, “Rue–Rete contro l’utero in affitto”, alcune sezioni dell’UDI e dell’Arcidonna. La maternità surrogata è infatti una pratica che «offende in modo intollerabile la dignità delle donne e mina nel profondo le relazioni umane», così come ha ribadito la Corte costituzionale nella sentenza del 18 dicembre 2017.