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      Home » Nel segno della giaia e del dono
      Fano

      Nel segno della giaia e del dono

      RedazioneDi RedazioneNessun commento3 minuti di lettura
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      La vita consacrata è un dono di Dio, in quanto è Lui stesso che la ispira e la elargisce alla Chiesa e all’umanità”. Queste le parole del Vescovo Armando in occasione della 22esima Giornata della Vita Consacrata. Nella sua riflessione, il Vescovo pone l’accento sulla necessità di promuovere una spiritualità della comunione che significa “saper fare spazio al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Senza questo cammino spirituale a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori di comunione”.

       

      Dono. Il Vescovo si sofferma, poi, su alcuni aspetti della vita consacrata. “La vita consacrata è un dono di Dio, in quanto è Lui stesso che la ispira e la elargisce alla Chiesa e all’umanità. E’ il venire incontro all’uomo da parte di Dio – prosegue il Vescovo – che rende possibile all’uomo di cercarlo a sua volta e il consegnarsi a Lui. E ciò avviene attraverso l’accoglienza e la sequela del Figlio suo Gesù, colui che manifesta il volto del Padre, colui che è al centro della vita del battezzato. L’aspetto “teologale” allude alla possibilità per il consacrato di assumere un’esistenza “cristiforme”. Uno dei compiti più urgenti e profetici che le comunità dei consacrati sono chiamati a svolgere all’interno della Chiesa e in una società sempre più individualistica come la nostra è quello di presentarsi come luoghi in cui si narra la possibilità della vita comune, del bonum fraternitatis con tutto quello che tale espressione comporta. Oggi l’autenticità della vita consacrata si gioca soprattutto sulla qualità della comunione fraterna vissuta all’interno delle comunità, sul desiderio e l’impegno diuturno nel qualificarsi come “case e scuole di comunione”. Occorre – mette in evidenza il Vescovo Armando – promuovere una spiritualità della comunione. Significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto, significa capacità di sentire il fratello di fede nell’unità del Corpo mistico, dunque come uno che ci appartiene, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio, un “dono per me”, è saper fare spazio al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Senza questo cammino spirituale a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori di comunione”.

      Il testo integrale della riflessione è on line sul sito www.fanodiocesi.it

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