URBINO – Sabato 10 dicembre si è celebrata in città la secolare ricorrenza della Vergine Lauretana, e il modo in cui si festeggia la Madonna di Loreto ci racconta direttamente la leggenda stessa della Santa Casa. Se l’accensione dei falò è una consuetudine diffusa soprattutto nelle campagne e fuori città (a Urbino nei pressi della chiesina di Piansevero), al duomo è tradizione la messa dei bambini con la processione della casetta e i flambeaux. Per la prima volta alla celebrazione hanno partecipato le due comunità unite di Cattedrale e Annunziata, invitate dal parroco don Andreas a vivere insieme questo bel momento; tanti i bambini che hanno voluto festosamente suonare la campanella situata sulla sommità della casetta portata a spalla lungo piazza Rinascimento, a rievocare la trasvolata degli angeli. La storia narra infatti che nella notte tra 9 e 10 dicembre 1296 degli angeli posarono la casa di Nazareth al centro della strada che da Recanati va a Porto Recanati, su una collinetta coperta di lauri, da cui deriva il nome Loreto. La casa, composta da tre sole pareti, è ritenuta essere quella in cui Maria nacque, ricevette l’Annunciazione e visse fino alle nozze con Giuseppe. Recenti studi archeologici, chimici e storici hanno chiarito che l’edificio è compatibile con le case-grotta tipiche di Nazareth, che si appoggiavano alla roccia nella parete di fondo e ospitavano sia un nucleo famigliare nella parte costruita che gli animali domestici nella parte scavata. Probabilmente fu trasportato via mare per volontà della famiglia Angeli Comneno, e vari fattori influenzarono la traslazione in terra marchigiana: all’epoca la Terra Santa era dominio dei Turchi Selgiuchidi ed era forte il desiderio dei cristiani di prendere in custodia le reliquie fondanti della propria fede. Inoltre era vicario papale a Roma il vescovo di Recanati, che probabilmente spinse per far fermare la Casa nei suoi territori d’origine. Cominciò così la costruzione di vari edifici a protezione della casupola, culminati nel santuario concluso nel 1587. Parallelamente crebbero la città di Loreto e il culto verso la statua della Madonna nera (XIV sec.), specialmente nella provincia dei frati cappuccini della Marca. Nacquero così le tradizioni dei falò notturni e della festa lauretana, rispettivamente nella notte tra il 9 e il 10 e nella giornata del 10 dicembre. I falò, diffusissimi in tutte le Marche, venivano fatti per rievocare la notte in cui arrivò la Casa, quando una grande luce abbagliò dei pastori che si trovavano sul posto; poi la leggenda mutò proponendo i falò come mezzo che sarebbe servito agli angeli per trovare la corretta direzione per Loreto. Quello che oggi rimane di tutto ciò, oltre al grande culto che da sempre c’è verso il santuario (lo testimonia ad esempio la cappella dei Duchi di Urbino all’interno della basilica), è il modo di celebrare la ricorrenza, come anche quest’anno è stato fatto.
Giovanni Volponi