Giovani e comunità cristiana: ristabilire il modo e la ricerca è uno dei problemi odierni non solo della Chiesa ma anche dei giovani. Qui ora, all’interno di questa cultura e di questa civiltà occidentale, i fedeli che frequentano sono meno di numero e più di anziani. Ho sempre sognato che le chiese diventino musei e i musei diventino chiese in un abbraccio tra storia, arte e fede, quale segno tipico di riconciliazione e avvio di una nuova evangelizzazione. Il fenomeno quindi è molto più vasto e riguarda i giovani dal dopo cresima in poi, la comunicazione è sostanzialmente interrotta e continua ad interrompersi. È crisi questa intergenerazionale che investe tutti gli ambiti della società civile, anche quello religioso. Questo fatto grave, emergente nel contesto di una civiltà instabile, cala pesantemente sulle spalle dei giovani di oggi.
Non riuscire a comunicare significa crescere in una solitudine che li costringe a reinventare il senso della vita e le forme del vivere insieme e gli adulti hanno un patrimonio che non riescono a trasmettere, una ricchezza che non possono consegnare ed una eredità senza destinatari. Si tratta di ristabilire la ricerca e l’urgenza a “farsi incontro” con chi prolunga la giovinezza dall’adolescenza all’età matura e una Chiesa ancora molto lontana di quella in uscita e aperta di Papa Francesco. Ci sono le storie religiose dei giovani intervistati e raccolte dall’Istituto Toniolo nel volume “Dio a modo mio”. Narrano i percorsi di catechesi (dai sette ai quattordici anni) e come abbiano tagliato i ponti. Rimangono solo quelli che avevano già una formazione di vita cristiana. Che cosa non ha funzionato? Dobbiamo accontentarci di coltivare l’esiguo gruppetto? Oppure? Sono domande troppo impegnative che mettono in discussione lo stesso metodo deduttivo dei percorsi. Potrebbe essere questo l’inizio di una stagione.
C’è molta brace sotto la cenere. Un tizzone acceso dal racconto dei giovani (tanto per capire) i quali rilevano nel cammino di formazione parrocchiale affinità troppo simili a quelle della scuola che propone obblighi, riti e precetti. Con la libertà che hanno di fronte alle istituzioni mettono il dito sulle piaghe vive dell’attuale contesto ecclesiale, con prassi pastorali che rischiano persino di generare un senso di estraneità. Infine un mio tizzone personale. Prima l’annuncio e poi la dottrina, come dire prima la Fede e poi i contenuti della Fede, ovvero Gesù (rapporto personale) e poi le sue parole. I nostri ragazzi in una cultura pagana esigono il primo annuncio.
Raffaele Mazzoli