Da alcuni appunti a un convegno di qualche anno fa (2008) sul Progetto Culturale e da qualche nota sulla recente Giornata Mondiale delle Famiglie di Milano nasce questa breve riflessione che propongo ai lettori, congeniale ma non altrettanto facile da descrivere.
Uno degli aspetti più preoccupanti della civiltà odierna è la distanza delle domande di senso e le risposte che vengono date. Da Bernanos una frase assai pertinente: “Abbiamo chiesto ai nostri padri una ragione per vivere ed essi ci hanno mandato a morire nelle trincee”.
La domanda rivolta da questi figli, abbastanza ovvia, non è stata accolta bensì dirottata simbolicamente ad una squallida trincea, laddove le ragioni per vivere cozzano con le ragioni del morire. Anche il biblico Giobbe andava alla ricerca di “risposte sensate a domande reali” che egli rifiuta agli amici e smette di porle solo quando Dio riapre con lui una relazione, similmente l’uomo contemporaneo non manca di capacità di chiedere e possiede tanti modi per esprimere il suo bisogno di relazioni autentiche, che, a ben vedere, dal punto di vista antropologico, assumono le caratteristiche di un’esigenza educativa, contrariamente alla pedagogia illuminista, secondo cui l’educazione è dannosa.
Il cuore di una relazione educativa non può non contenere un progetto di vita né potrà prescindere dall’avere un senso e dall’essere in grado di rendere adulta la persona sì da permetterle di “abitare responsabilmente il proprio tempo”. Ciò viene impedito soprattutto con il rifiuto pregiudiziale di ogni punto di riferimento assimilabile ad una sorta di rifiuto della stessa storia e della capacità di farla avanzare, specialmente la propria.
In una maniera del tutto inaspettata come insegna l’incontro al Pozzo con la Samaritana. Su quel bordo nasce e si sviluppa un dialogo (Gesù e la storia di una donna) che rimette in piedi una vita compromessa e rimette in moto un dinamismo che, per noi cristiani, è dinamismo non solo di fede. La meraviglia dei discepoli di fronte alla novità dell’evento, la donna che lascia tutto e va a raccontare, i cittadini che pregano il Maestro di rimanere con loro è la storia che avanza nella molteplicità delle relazioni.
Oggi si vuole che tutto questo si realizzi in un contesto di laicità. Probabile per quanto riguarda gli spazi (scuola, società, Stato…), assolutamente improbabile invece per quanto riguarda i contenuti. Non si danno infatti contenuti laici a qualsiasi colore essi appartengano. Ma la famiglia non può essere considerata un luogo come tanti. è luogo antropologico, che rientra nei valori universali cosiddetti non negoziabili, risalenti alle origini che il libro della Genesi, con un linguaggio sorprendentemente attuale, registra.
La famiglia, minacciata da un progresso culturale che sembra divaricarsi dalle ragioni di una civiltà antropologica – non confessionale –, sembra trovare nel Papa l’ultimo difensore, capace di parlare al cuore e all’intelligenza dei cattolici, dei laici e degli altrimenti-credenti.
Raffaele Mazzoli