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      Home » Ascoltare la Parola e metterla in pratica
      Urbino

      Ascoltare la Parola e metterla in pratica

      Francesca BrancatiDi Francesca BrancatiNessun commento2 minuti di lettura
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      In questo brano del Vangelo, Gesù fa capire a coloro che lo seguono, l’importanza  del modo di accogliere e mettere in pratica la Parola di Dio. Ascolta tutti, non cerca privilegi, ammaestra e risana. Come è possibile? Qualcosa non torna. Certamente per qualcuno deve essere un po’ strano quanto incomprensibile vedere Gesù parlare di Dio e guarire. E così lo attaccano accusandolo di essere un indemoniato e di scacciare i demoni. Non comprendono che la sua opera di liberazione dai demoni non deriva da una forza malvagia, bensì dall’azione dello Spirito Santo. Chi si ribella allo Spirito rifiuta la salvezza offerta da Dio. Ma Egli  invece di condannarli, spiega e cerca di farli ragionare, dicendo: «come può Satana scacciare Satana?».  E’ una risposta scontata ma l’ovvietà non supera il pregiudizio, specialmente da parte di coloro che si sentono unti dal Signore. Questo ai capi religiosi non interessa e da  Gerusalemme arriva la scomunica, ossia la sentenza che  Gesù  non può fare quello che fa,  ma che è addirittura posseduto da Beelzebùl. Classico esempio del potere che impedisce a tanta gente  di operare liberamente. E questo fa breccia anche tra i suoi seguaci, compresi i  familiari che vanno a cercarlo per portarlo via. Gesù nemmeno li accoglie dicendo che la sua famiglia sono i discepoli che vivono con Lui. Non si ferma, non arretra, non dubita, ma prosegue il suo cammino e dove passa sboccia la vita. La volontà di Dio non è un insieme di regole da seguire, bensì un invito ad amare e a donare la vita per gli altri «Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello sorella e madre». Più che i legami di sangue sono importanti quelli di fede.  Anche Maria dapprima non comprende, poi abbandona i suoi, diventando sua discepola.  «Gesù», ha detto padre Andrea Ricatti, «viene preso per un pazzo e per un indemoniato. E queste accuse vengono da persone di fede. Questa è la tentazione che abbiamo senza nemmeno accorgercene, ossia il dubbio sul bene che ci viene da Dio. Il secondo allarme è l’invidia che nasce dal modo con cui si guardano gli altri. Se ci vediamo carenti di qualcosa, la vorremmo dall’altro. L’invidia è una mancanza, è voler prendere il posto di qualcun altro, non stando al proprio. Chiediamo al Signore di liberarci di questi due sguardi per vederci come lui ci vede: nella bellezza».

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