La “festa delle Rite”, la supplica alla Santa e le celebrazioni del 22 maggio, culminate con la benedizione delle rose e degli autoveicoli anche quest’anno sono stati i momenti salienti della festa di santa Rita da Cascia che, anno dopo anno, dal monastero contagia la Città ducale
Non tutti i fiori attirano le api allo stesso modo. Chi scrive ha ancora vivo, dopo anni, lo stupore per lo spettacolo provocato nel giardino di casa dall’arrivo della lavanda: una festa di api, bombi e farfalle, di cui alcune mai viste prima come la macroglossa. Lì accanto c’erano le erbe aromatiche, e dall’altra parte le magnifiche peonie; eppure solo i minuscoli fiori della lavanda suscitavano tanta vivacità negli insetti.
Profumo di santità. Il medesimo stupore si rinnova puntualmente per la festa di s. Rita, e quest’anno in modo particolare. Non ci aspettavamo, infatti, così tanta gente. Vecchi amici e volti nuovi, alcuni giunti addirittura da fuori provincia. Non ci aspettavamo neppure di vedere la gente così felice, specialmente al termine della Messa serale del 22, durante la benedizione delle auto accompagnata dall’Orchestra di strumenti a fiato di Urbino. L’allegria della fanfara ha galvanizzato tutti, ma non basta da sola a giustificare i sorrisi che abbiamo visto. Che cos’ha mai di particolare questa santa, una piccola donna che ha trascorso quaranta dei suoi circa settant’anni in monastero senza aver lasciato nulla di scritto né aver fondato nulla, per riuscire ad attrarre così le persone? Si potrebbero dare tante risposte, tuttavia la verità ultima è che la bellezza autentica non si esaurisce con le parole. Né tantomeno esiste equazione matematica o formula chimica capace di spiegare il fascino che alcune creature generano naturalmente intorno a sé. Forse è per questo che il profumo contraddistingue molte figure di santi, inclusa Rita da Cascia: solo il profumo, non imprigionabile, invisibile ma efficace, può essere segno della Bellezza che è Dio.
Festa delle Rite. Come nel 2023, i festeggiamenti in onore della patrona dei casi impossibili si sono aperti il 19 maggio, con un pomeriggio dedicato alle donne che si chiamano Rita. Una monaca della Comunità ha dapprima tenuto un breve intervento sul tema “Rita, madre di due figli”. Poi c’è stata la condivisione fra le “Rite” sul perché del loro nome, infine don Andreas Fassa ha guidato un momento di preghiera durante il quale è stata esposta la reliquia di s. Rita. Coronamento della giornata è stata la testimonianza della signora Carolina Porcaro, insignita del Riconoscimento Internazionale S. Rita nel 2012, meno di un anno dopo l’omicidio del figlio di cui ha perdonato da subito il colpevole. Con la sua semplicità e dolcezza, la signora Carolina ha condiviso la sua storia e commosso tutti i presenti. Forse il messaggio più importante che ci ha lasciato è che “Bisogna comportarsi bene sempre, sempre, e anche per il perdono non c’è bisogno di arrivare a un evento così tragico. Bisogna proprio perdonarsi ogni giorno, per molte cose”.
La solennità. Il triduo è poi proseguito con i tradizionali appuntamenti della Messa con la benedizione del “Pane del perdono” e la supplica solenne. Come hanno ben sottolineato don Andreas domenica 19 e don Alessandro Mastropasqua il 20, la liturgia di Pentecoste e di Maria Madre della Chiesa è stata un ulteriore aiuto per vivere al meglio questi giorni. Anche il tempo è stato benevolo, regalandoci una giornata serena il 22 maggio; se è mancata l’acqua dal cielo, c’è stata però, come sempre, una pioggia di grazie: dalla possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria pregando davanti alla reliquia, alle benedizioni degli autisti e delle rose.