Una serie di eventi ed iniziative, che culmineranno il 22 maggio con la benedizione delle rose e degli autoveicoli, aspettano i fedeli della “santa degli impossibili”, la cui festa dopo gli anni della pandemia è tornata alle antiche consuetudini.
Si dice che Una rondine non fa primavera. E infatti in questa strana primavera i rondoni sono arrivati a Urbino verso metà aprile, come di consueto, ma si sono dovuti subito ritirare (non si sa dove si riparano) a motivo del freddo. La stessa cosa è successa un po’ anche a noi.
La reliquia tra noi. Il 5 maggio 2019 è arrivata a Urbino la reliquia ex ossibus di s. Rita donataci dalle Sorelle di Cascia, accolta da tantissima gente che ha gremito dapprima S. Domenico, e poi la nostra chiesetta fino al 22 maggio, per poterla venerare. In quel periodo già stavamo progettando che cosa fare per la sua festa dell’anno successivo. Ma alla fioritura dell’entusiasmo è seguita la gelata della pandemia, che ci ha costretto a ritirarci come i rondoni. Il 22 maggio 2020 mons. Giovanni Tani, accompagnato da don Andreas Fassa e due monache, si è recato in una Piazza Rinascimento vuota e silenziosa per benedire la nostra città con la reliquia, e il contrasto con le immagini della piazza l’anno precedente era stato veramente forte.
La santa degli impossibili. Se noi ci siamo dovuti fermare, s. Rita invece ha continuato la sua opera di patrona dei casi impossibili. Un sondaggio, riportato nel settembre 2021 sul giornale online Ethics, Medicine and Public Health, indicava che la santa di Cascia era la più invocata di fronte alla pandemia. Gli autori dell’articolo affermavano che il suo primato rifletteva la natura pessimistica e fatalistica della situazione corrente, e la mancanza di credito data all’offerta terapeutica di fronte al Covid-19. Ma aggiungevano che il sondaggio era stato condotto in un momento, l’agosto 2020, quando ancora la campagna vaccinale era lontana dal partire. Per quanto necessarie siano le risposte umane, forse l’affidamento a s. Rita non è venuto meno con l’arrivo del vaccino. Perché ci sono cicatrici e lesioni che non si possono curare con la medicina. Anni fa un sacerdote ha affermato che s. Rita è riuscita a innestare nelle ferite della storia un criterio altro. Infatti la sua forza vitale era l’amore, come dice la liturgia, ed è questo che la gente da sempre viene a cercare da Rita.
Ritorno ai fasti antichi. Finalmente, l’anno scorso abbiamo potuto celebrare la sua festa come prima della pandemia, con la stessa partecipazione e calore che avevamo sperimentato nel 2019. Come un fiume carsico, la devozione verso la santa di Cascia è tornata a manifestarsi nella sua pienezza. Anche quest’anno la preparazione alla festa si aprirà con la novena, a partire dal 13 maggio, ogni sera alle 18.30 presso la nostra chiesa. Domenica 19, sempre alle 18.30, ci sarà la testimonianza della signora Carolina Porcaro, insignita nel 2012 del Riconoscimento Internazionale S. Rita per aver perdonato l’uccisore di suo figlio. Entreremo quindi nel triduo che prevede la S. Messa con la benedizione e distribuzione del “Pane del Perdono” il giorno 20 maggio, e la Supplica solenne il 21 (entrambi i momenti si terranno alle 18.30). Mercoledì 22, giorno della festa, alle 8.30 e alle 18.30 si celebrerà la Messa con la benedizione delle rose. Infine, verso le 19.30 ci sarà la benedizione degli autisti e dei loro veicoli, accompagnata dalla banda di Urbino. Ormai i rondoni hanno ripreso possesso del cielo e, come il loro ritorno segna la primavera, così la festa di s. Rita ci ricorda ogni anno la necessità di innestare un criterio altro nelle ferite della storia umana.