Villa San Biagio
di Redazione
Un’esperienza di condivisione che ha lasciato nel cuore di chi l’ha vissuta la gioia di un bellissimo ed emozionante incontro, ma, allo stesso tempo, anche la tristezza di vedere chi ha dovuto lasciare, in un giorno, tutto, non solo gli oggetti materiali ma anche e soprattutto gli affetti, per fuggire dai bombardamenti. Sabato 23 aprile i bambini di Cuccurano che si preparano a ricevere il Sacramento della Prima Comunione, accompagnati dal parroco don Marzio Berloni, dai catechisti e da diversi genitori, hanno vissuto una mattinata di divertimento, amicizia e fraternità a Villa San Biagio insieme agli ucraini ospiti della struttura. Nonostante non si conoscessero e non sapessero la lingua, i bambini sono subito riusciti a comunicare, come hanno detto loro stessi, “con il cuore e con il gioco”. Un fazzoletto per giocare a bandiera e un pallone li hanno da subito uniti: un insieme di sguardi e sorrisi. I genitori, con al parroco, hanno ascoltato le testimonianze delle donne e degli uomini fuggiti dalla guerra: mamme, nonni, nonne che, in una notte, hanno dovuto prendere la drastica, ma necessaria decisione di mettere al sicuro i loro cari e loro stessi. Hanno raccontato, a tratti con la voce rotta dal pianto, la vita nel bunker, il suono angosciante delle sirene che annunciavano un possibile bombardamento, la tragedia delle fosse comuni, la difficoltà anche delle chiese locali, la necessità di trovare un dialogo di pace. I genitori, commossi, hanno ascoltato quelle parole che sembravano macigni sul cuore di padri e madri che sperano di non trovarsi mai a compiere scelte del genere. La commozione ha poi lasciato spazio a un momento conviviale: i bambini hanno portato alcuni dolci da condividere e le mamme ucraine hanno fatto altrettanto con i loro piatti tipici della Pasqua. Al termine della mattinata, una fotografia tutti insieme davanti alla chiesetta di Villa San Biagio per ricordare, anche attraverso le immagini, quei bellissimi momenti che rimarranno per sempre nel cuore di chi li ha vissuti come un tesoro prezioso non da tenere per sé, ma da condividere con tutti.