Il Comune di Urbino ha presentato un progetto per partecipare al bando della Presidenza del Consiglio che prevede finanziamenti per lo sviluppo delle aree dismesse o in disuso appartenenti all’amministrazione comunale
La Fornace Volponi avrà nuova vita dopo cinquant’anni dalla chiusura. Non per fare mattoni, tegole e coppi, ma per dare spazio nei circa 80 ettari di terreno che la circondano ad un polo multifunzionale e così diventare un punto di riferimento per la città e il territorio. Naturalmente, saranno abbattute le strutture crollate o degradate ma verranno mantenuti i forni e le ciminiere, saranno ricostruite le tettoie dove si mettevano i mattoni ad essiccare, il tutto per ripristinare il rapporto delle strutture primitive con l’ambiente ed il paesaggio circostante. La messa in sicurezza dell’alto camino dovrebbe avvenire fra qualche mese ad opera dell’amministrazione comunale. Ghiotta opportunità. Quello che assume un valore estremamente positivo è il progetto, recentemente inviato a Roma dal sindaco Maurizio Gambini, che mira ad ottenere 10 milioni di euro in base al bando della Presidenza del Consiglio per lo sviluppo delle aree dismesse o in disuso appartenenti all’amministrazione comunale. Si tratta, secondo il sindaco, di un’opportunità unica per ottenere finanziamenti strategici per avviare il piano di riqualificazione e restauro dell’ex fornace Volponi che è diventata proprietà del comune di Urbino e che ora è intenzionato a valorizzarla, coinvolgendo anche l’Università di Urbino, onde creare nuovi spazi per attività culturali e sociali.
Progetto poliedrico. Sono previste sei aree: un parco culturale con museo della ceramica, una zona ricettiva con spa e struttura sportiva, un centro per il turismo e la gastronomia, un centro per l’arte e l’artigianato, un centro universitario per la formazione e l’innovazione sul restauro, un parco per la mobilità ciclopedonale e un parcheggio intermodale. Il costo dell’intervento è previsto in 35 milioni di euro che saranno divisi in due stralci; il primo dovrà essere coperto dai 10 milioni di euro previsti dal bando; inoltre, una quota di 2 milioni e 300 mila euro sarà coperta da fondi comunali ed investimenti privati. Anni fa era stato fatto un progetto che prevedeva, oltre alla conservazione e manutenzione dell’esistente, anche un centro commerciale, residenze abitative, un parcheggio ed altro. Era in programma anche la costruzione di una funicolare che avrebbe sottopassato la strada nazionale 73 bis e le mura fino a raggiungere il centro storico. Ma tutto è finito nel nulla.
La storia. La fornace Volponi era un vanto della città, di cui era diventata la principale industria. Nella seconda metà dell’Ottocento, i fratelli Volponi (Paolo, Massimino, Augusto e Vincenzo) avevano una piccola impresa, una “fornacetta” in località Tufo, poi trasferita a Trasanni. Ai primi del Novecento acquistarono la fornace delle ferrovie, allestita per fornire il materiale per la realizzazione della linea ferroviaria Pergola-Urbino-Sant’Arcangelo di Romagna, che era stata dismessa per l’interruzione dei lavori. La storia dell’industria si interrompe bruscamente nel 1973, dopo la morte improvvisa e prematura dell’ultimo amministratore: Alfio Volponi. Resta il caminone ancora in piedi a dare il benvenuto a chi arriva in città percorrendo la statale 73 bis.