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      Home » La religione delle reliquie e il futuro del cristianesimo
      Urbino

      La religione delle reliquie e il futuro del cristianesimo

      Francesca BrancatiDi Francesca BrancatiNessun commento3 minuti di lettura
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      Con un incontro interessante e profondo il teologo don Roberto Tagliaferri ha guidato la comunità di Santa Maria de Cruce in Mazzaferro a comprendere il vero senso del culto delle reliquie ed il loro valore per la fede cristiana

      La sera del 22 novembre la parrocchia di Mazzaferro ha ospitato don Roberto Tagliaferri, docente di Teologia all’Istituto Santa Giustina di Padova, affinché la sua conferenza fosse un valore aggiunto al già prezioso recupero delle reliquie. Don Roberto ha affermato che il recupero delle reliquie non è archeologico in quanto esse hanno animato il cristianesimo delle origini che ha vinto su altre religioni non in forza del solo Vangelo, ma perché ha avuto ottimi pensatori alessandrini, perché si è sostituito al potere imperiale, perché è legato ai riti. La religione di Cristo ha vinto per la religiosità popolare , anche di origine pagana, che è fondamentale perché dà l’esperienza. La gente ha inserito nel cristianesimo i suoi riti popolari, ha assimilato i riti precedenti e li ha reinterpretati … i riti restano uguali ma i miti cambiano. Veri mediatori del cristianesimo sono le reliquie dei martiri e delle vergini martiri che, coi loro corpi, rendevano sacre le chiese. Le crociate si susseguivano per conquistare reliquie; uno stato era potente se le possedeva e si spingeva in Oriente per procurarsele!

      Per far fronte al problema delle false reliquie, si ricorse a sigilli da parte dei vescovi che ne garantissero l’autenticità.

      Liturgia e devozione popolare. Il cristianesimo ha “a latere” la religiosità popolare che non funziona con la morale, con la dottrina né con libri sacri e potere clericale, ma “per presa diretta”! Essa ha un rapporto immediato col senso del sacro e per questo è sempre stata temuta come un qualcosa vicino alla magia. Andando al pratico, le persone hanno bisogno di toccare la statua di un santo, ci tengono a ricevere una benedizione, desiderano accendere candele, annusare incensi, vogliono fare le loro pratiche perché per loro è importante partecipare. E qui c’è anche il motivo della crisi di identità che oggi soffre il cristianesimo: non è più capace di trasmettere l’esperienza originaria del sacro che invece offre la religiosità popolare. La gente ha bisogno di sacralità, cosa confermata dalla numerosa partecipazione della gente a feste sacre popolari e pellegrinaggi. Dopo queste parole dense di contenuto, don Roberto ha sottolineato l’importanza dell’avere salvato le reliquie di Mazzaferro e di essersi presi cura di esse dato che questa non è solo un’operazione storica e culturale ma un’azione di trasmissione del cristianesimo.

      Un appuntamento profondo. La conferenza, davvero qualificata, si è conclusa con le citazioni di due grandi studiosi delle religioni, A. Terrin e U. Galimberti che riportiamo: “Se la liturgia si allontanasse dal sentire popolare fallirebbe la sua missione” e “Smarrite le tracce del sacro la Chiesa è diventata un’agenzia etica… e l’uomo di oggi, senza alcuna protezione religiosa, deve vedersela da solo, con l’abisso della propria follia che il sacro sapeva rappresentare e la ritualità religiosa placare”. I fedeli presenti hanno posto alcune domande: come vede il futuro del cristianesimo? il 50% dei giovani è agnostico, il sogno nel cristianesimo è morto e ciò fa sì che si spenga l’immaginario simbolico dell’uomo che non pensa più alla vita eterna con la conseguente crisi della religione e dell’umano. La Chiesa dovrebbe chiedersi perché la religiosità popolare funziona ed essa no! E’ bene pensare ad una sinergia tra il nostro desiderio di sacralità e la trascendenza ed è proprio la reliquia l’occasione perché questa sinergia accada.

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