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      Home » Pesaro – Il 3 agosto Anna Cola compie 100 anni
      Pesaro

      Pesaro – Il 3 agosto Anna Cola compie 100 anni

      RedazioneDi RedazioneNessun commento4 minuti di lettura
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      Il 3 agosto la prof.ssa Anna Cola compie cento anni. La festeggiamo con questa intervista che racconta i suoi 34 di volontariato nell’Unilit, Università della terza età

      Buongiorno Miss Cola, la città di Pesaro la riconosce come encomiabile insegnante di lingua e letteratura inglese. Intere generazioni la ricordano per le sue competenze, umiltà e puntualità. Cosa è stata la scuola per Lei?

      Ho cominciato ad insegnare nel lontano 1948 e ho cessato la professione nel 1988. Quarant’anni nella scuola e poi 34 anni di volontariato all’Unilit. 74 anni di attività in ambito educativo. Per me la scuola è stata la vita sia da alunna che da insegnante. Andavo a scuola molto volentieri. Avevo così la possibilità di mettermi in contatto con tante persone: alunni e famiglie. È stata un ‘esperienza positiva al cento per cento.

       

      Come alunna, la ricordo come un’insegnante estremamente precisa, rigorosa, ma anche attenta e direi affettuosa

      Si, severa. Questo mi riconosco, perché sono severa nella vita, d’altronde questa è l’educazione della mia generazione. Certo che la severità non era fine a sé stessa. Mi ha permesso un giusto rapporto con le persone e le cose che si facevano. Sentivo però anche un grande affetto verso di voi, perché vi sentivo vivi. Ai miei tempi la nomina era annuale poi si cambiava scuola; istituti Tecnici, magistrale e poi liceo scientifico. Ho un bel ricordo della scuola come della vita. Dio mi ha dato una vita secondo la mia formazione era necessario opportuno, bello che avessi e potessi desiderare.

       

      Come e quando si è avvicinata all’Unilit?

      Dunque, mi faccia pensare. Ecco, attraverso amiche: Maria Rocchi, Alda e un medico di Fano che si è adoperato molto ai primi anni dell’Unilit mi hanno invitato e introdotta. Subito dopo il pensionamento sono entrata all’Unili e l’Unilit mi ha dato tanto. C’era un’amica che mi diceva: “vai in pensione, ti alzi alle nove e poi non sai cosa fare”. Questo mi spaventava molto. Finché siamo vivi dobbiamo mettere a frutto quello che abbiamo ciò che siamo.

       

      Quanto è stata importante per Lei l’esperienza all’Unilit?

      L’Unilit mi ha investito in pieno più che in particolare. Non è stata un’esperienza del momento che io isolavo, veniva a far parte di un tutto. Ho tanto lavorato con la mia grande amica e collega Ida Gaggiottini con la quale ho insegnato stupendamente per tanti anni. Insegnavo inglese a quattro gruppi e seguivo la Segreteria. Sono fatta: così o niente o tutto. Dobbiamo mettere a frutto ciò che siamo e abbiamo.

       

      Cosa pensa di aver ricevuto dall’Unilit?

      L’Unilit mi ha dato un senso alla vita e lo consiglierei ad altri. Guai essere inattivi. Su misura, questo sì, ma essere attivi dove sei ammessa. Mantenere allenata la mente, sempre, con tutto ciò che ruota attorno a noi. L’Unilit non è stata per me un’isola. Ancora oggi, attraverso la radio e la televisione, partecipo della vita del mondo.

       

      Cosa pensa di aver dato all’Unilit?

      Tempo, desiderio e la riconoscenza nel senso che ho ricevuto moltissimo. Ho una psicologia antiquatissima. Se non avessi avuto l’Unilit la mia vita sarebbe stata fredda e vuota. Cosa avrei fatto? Per me è più quello che ho ricevuto di quello che ho dato! Ma solo se è condiviso che produce soddisfazione, altrimenti no. Cento anni, mi sento come se non ne avessi. È un dono. Pensi come mi sento nei confronti del Buon Dio e questo calore che Il Signore vede dentro di me Mi sento serena. Intorno ho avuto affetti particolari, mio nipote Giovanni che aveva una mamma speciale. Mio fratello mi ha sempre considerato membro della famiglia, un senso spiccatissimo quello della famiglia a tutti gli effetti. Non c’era cosa bella che io non fossi sempre presente e non ho sentito il fatto di non averne formata una mia. Sarei stata una buona moglie e una brava madre? Non lo so.

       

      Io sono stata sua alunna e la ricordo come un’insegnante rigorosa, con una pronuncia eccezionale; quando lei entrava nessuno si permetteva di “rumoreggiare” e lei ci accoglieva con “Good morning, please”

      Il primo anno ho insegnato all’istituto di Fano, subito dopo la guerra. Il Preside dell’Istituto Tecnico di Fano mi disse “ Temevo che la mangiassero”. Molti alunni erano più grandi di me.

       

      C’è stato nessun alunno che le ha fatto la dichiarazione?

      No, io da giovane non ero carina con gli uomini. Ho ricevuto un tipo di educazione che li teneva a distanza.

       

      L’Unilit le augura cento di questi giorni.

       

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