Gli apostoli seguendo le indicazioni che Gesù aveva dato loro, si recano sul monte indicato. Quel gruppo di undici, sia pure pieno di dubbi, lascia la città santa di Gerusalemme per ritornare nelle strade di Galilea, dove era iniziata la predicazione del Maestro. E’ una comunità fragile che ha conosciuto il tradimento, il rinnegamento e la fuga. Ma il Maestro si fa prossimo a questi uomini fragili, ma che sanno amare e adorare il proprio Signore, dicendo loro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome dl Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…». E’ un Dio “in uscita” alla ricerca delle sue creature. Il comando ricevuto è molto chiaro: andare, battezzare ed insegnare. Andare, ovvero lasciare i ristretti confini della Palestina per essere missionari in ogni angolo della terra. Battezzare non più come Giovanni nel fiume Giordano, ma immergendo le persone nell’amore della Santissima Trinità. Quindi insegnare, ossia vengono mandati ad evangelizzare, trasmettendo ed osservando tutto quello che Gesù aveva comunicato loro con la Parola e soprattutto con la Sua vita, morte e risurrezione. Non dovevano diffondere una teoria, una religione, ma condividere un contatto profondo avuto con il Maestro. Se riducessimo il Cristianesimo ad un insieme di norme etiche, tradiremmo il mandato ricevuto che ci chiede di entrare in una dimensione intima con Dio. Inoltre il Signore non indica la strada da percorrere e poi si ritira, lasciandoli soli: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». E’ sempre con i suoi discepoli, senza condizioni sia nei giorni della fede, della convinzione che in quelli della paura e del dubbio. «Non è sempre così comprensibile la Trinità», ha detto padre Andrea Ricatti agli studenti universitari, «perché ci fermiamo in modo astratto alla mente, alla ragione, senza considerare il cuore, lo spirito. La Trinità invece, è Amore, è frutto di una relazione, di un’esperienza che tocca tutte le dimensioni: mente, cuore, anima, spirito». E ancora: «Noi che siamo stati creati a Sua immagine, perderemmo questa somiglianza se ci chiudessimo in noi stessi, recidendo la relazione con Lui». Quindi il parroco ha ricordato un frase di Roberto Benigni pronunciata davanti al Papa, nella piazza di San Pietro, per la Giornata mondiale dei Bambini: «Amate ciò che fate, prendete il volo, prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro!».