Una festa vissuta nel ricordo della tragedia che si è consumata, in mare, sabato 9 luglio: una famiglia del nostro territorio colpita da due gravissimi lutti: la morte di un padre e del suo bambino tra le onde. Ed è proprio con questo ricordo che il Vescovo Armando ha voluto iniziare la celebrazione eucaristica, domenica 10 luglio nella Basilica di San Paterniano, in occasione proprio della festa del Santo Patrono della città di Fano e della Diocesi.
Città. “Il santo Patrono – ha sottolineato il Vescovo – difensore in giudizio, santo protettore; sostenitore benemerito. Oggi se pensiamo al patrono ci vengono in mente immagini più che rassicuranti, di protezione serena, priva di doppi fini, addirittura familiari. Dio abita nella nostra città e ci spinge a uscire incontro a lui per costruire relazioni di prossimità, per accompagnarla nella sua crescita incarnando la Parola di Dio in opere concrete. Il tema della città: ossia il vivere comune tra le persone. In una società segnata da ingiustizie e squilibri, i cristiani sono chiamati allo stesso sguardo di Dio, testimoniato in Gesù. Uno sguardo che porta ad atteggiamenti di misericordia. La misericordia crea la vicinanza più grande, che è quella dei volti. Perché la fede vuol vedere per servire e amare, non per constatare o dominare. Oggi – ha proseguito il Vescovo – viviamo in contesti frenetici e frammentati, in un tessuto sociale sempre più debole. Ciò porta gravi conseguenze anche nel modo in cui viene vissuta la città: è sempre più forte la percezione di scollamento tra la caotica e frenetica città che viviamo ogni giorno e la città “ideale”, quel “tutto armoniosamente unito”. E’ sbagliato intendere la città come una comunità monolitica di cui sentirsi o meno partecipi. La città è invece l’insieme di comunità più piccole, intermedie tra l’intera comunità cittadina e l’individuo: comunità familiari, associative, parrocchiali, lavorative, etc. Dalle rete delle relazioni che si instaurano tra cittadini, tra cittadini e “comunità intermedie” e tra le “comunità intermedie” stesse deriva il “qualcosa in più” della città che permette che ad abitarle siano persone e non individui”.
Buon samaritano. Soffermandosi poi sul Vangelo della domenica che narra la parabola del buon samaritano il Vescovo ha messo in evidenza che “non c’è umanità senza compassione e senza pietà. E tu hai un modo per verificare il rapporto con Dio, se senti pietà verso l’uomo. E’ proprio per questo che il samaritano sarà sempre uno scandalo, un tormento per la mia vita”. “Uno solo è questo samaritano – ha affermato il Vescovo – questo Dio che ama per primo, che ama sempre. E’ Dio che si curva sull’uomo, e lo ama così com’è, e può essere un delinquente, e non gli chiede neppure i documenti. Può esser anche un suo nemico. L’amore non fa mai inchieste sui poveri. Non c’è nulla che valga per il Signore quanto un uomo. La solidarietà da sola non basta, se essa non è improntata alla relazione, all’orizzontalità, al riconoscimento e rispetto dell’altro, chiunque esso sia e qualunque cosa abbia fatto. Prendersi cura significa anche investire sull’uomo, coltivare e credere in un’umanità dove tutti hanno diritto di cittadinanza. Non si può fare solidarietà se non c’è giustizia, se si mantiene una barriera tra se e l’altro”.