Fano
di Laura Giombetti
Presidente Diocesana AC
Venerdì 3 settembre, nella Chiesa del Gonfalone di Fano, Joy ha raccontato la sua storia e la sua vita, insieme a Mariapia Bonanate, autrice del libro che parla di lei, e suor Rita Giaretta. Un grido e un dramma, quello della tratta e della schiavitù delle ragazze mandate in strada a prostituirsi che va aldilà della storia della protagonista, una ragazza colma di vita, di energia, di futuro.
Dignità. Anna Rita Ioni, nell’imbastire la serata, ha fatto esprimere a ciascuna il proprio pezzetto a cominciare da chi scommette e si spende nella promozione e nell’integrazione come sister Rita che ha dato vita a casa Ruth e alla cooperativa Newhope. Si tratta di realtà che evitando ogni forma di assistenzialismo, tentano di restituire da dentro la capacità di rimettersi in piedi, liberare il potenziale delle ragazze per dare attraverso la dignità e il lavoro possibilità di futuro.
Tratta. Così il contributo di Mariapia Bonanate che ha accompagnato Joy nel far uscire la sua storia, e attraverso lei ha prestato la penna anche a tante altre vittime, “che vivono e muoiono nei sotterranei della storia”. Un modo anche perché la politica, la polis, ciascuno di noi non possa dire di non sapere cosa succede nei campi in Libia o alle schiave della tratta, e al tempo stesso, insieme contribuire a qualcosa di nuovo.
Violenza. Joy è stata la protagonista in assoluto: una ragazza che dalla Nigeria attraversa il deserto, è passata per i campi di detenzione della Libia, poi sui barconi e con l’inganno è arrivata sulle strade di Castel Volturno. Violenze di ogni genere, schiavitù, tradimenti eppure Joy ora è una donna piena di energia, grata per la nuova possibilità di vita, amata, libera, con la capacità di guardare avanti.
Speranza. Il passato è dietro, non più in grado di governare il futuro, più leggero rispetto alla carezza della speranza. Perché possiamo sempre andare avanti – dice – e non c’è scarto che non possa fiorire.
Una serata introdotta dal Vescovo Armando e dalla musica di Jabel Kanuteh, che nello svolgersi ha davvero offerto brividi di commozione, ma anche di consapevolezza, di speranza, perché Dio non dorme, Dio non è veloce, Dio non è lento, Dio c’è.
L’appuntamento è stato organizzato dall’Azione Cattolica diocesana insieme alla Caritas attraverso la Sala della Pace e all’Oasi dell’Accoglienza, sostenuta dall’Università per la Pace delle Marche e in vista della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 26 settembre.