Non sembra vero ma la dittatura del Coronavirus ha fatto chiudere le chiese di ogni religione. È un tempo irreale, ogni relazione è proibita, con l’esercito e le sanzioni pecuniarie si reprime ogni evasione dal carcere di casa, è una guerra da combattere contro un nemico invisibile che si sposta con l’uomo. Ogni uomo di qualsiasi nazione e continente è un potenziale portatore del virus, nessuno può sentirsi incontaminato, siamo tutti sulla stessa barca. È caduto ogni muro, ogni separazione fra ricchi e poveri, fra potenti e impotenti. La salvezza è nel restare a casa nella prigione del proprio domicilio. Sono rimasti fuori in questa fase solo i senza tetto, gli invisibili che ora hanno conquistato un nuovo giaciglio: gli spazi vuoti lasciati dalle auto. Tutti gli altri stanno chiusi nelle case, aspettano che i social comunichino dati di nuovi malati, di guariti, di deceduti sconfitti dal virus. È una vera guerra davanti alla quale tutti i popoli sono impotenti. La scienza non perde tempo, lavora giorno e notte in collaborazione con gli studiosi di tutto il mondo, è necessario trovare una cura, una soluzione al male del secolo. Le economie di tutti i paesi vanno a picco, le borse nella loro altalena giornaliera raccontano di un potere finanziario da sempre ammalato che da questa crisi epocale risorgerà forse ancora più forte.
Disagio. Nel disagio e nella disfatta che tutti accomuna si aggirano ancora avvoltoi pronti a carpire un profitto, un utile che li farà sentire ancora padroni, ancora ricchi di quei beni che si sono rivelati inutili. L’uomo nei suoi limiti non si smentisce mai. In questi giorni di pandemia per fortuna abbiamo anche visto tanti uomini di buona volontà che hanno messo a disposizione dei malati le loro vite, le loro conoscenze e si sono adoperati per salvare vite anche con pochi mezzi sanitari. Quanta bellezza in tutti i sanitari che tentano ogni giorno di sconfiggere il virus e ancora quanta bellezza in tutti i volontari che portano aiuto ai bisognosi in qualsiasi condizione.
Deserto. In questo isolamento vissuto nel deserto delle nostre case per molti è forse stato un tempo per ritrovarsi e confrontarsi.
Lontani dalle chiese, privati della Liturgia dei riti pasquali, abbiamo visto Papa Francesco in preghiera in una Piazza San Pietro vuota, espressione di questo tempo di isolamento.
Speranza. Dalle nostre case ci siamo uniti in un grande abbraccio e abbiamo pregato con Papa Francesco perché il mondo guarisca dal Coronavirus e dal male dell’egoismo che è dentro ogni uomo, e siamo entrati in comunione col Signore e con il mondo. La Parola di Dio è entrata nelle nostre case e ogni casa si è fatta chiesa perché luogo di preghiera. Insieme a Papa Francesco ci siamo sentiti in chiesa da casa nostra, abbiamo guardato il crocifisso di San Marcello al Corso e alzato un grido di aiuto. La Parola di Dio supera ogni distanza, ogni luogo è Chiesa perché lì c’è Dio. E la Parola di Dio, entrata nell’altare di ogni casa, toccherà ogni cuore e come l’acqua di sorgente nel suo fluire darà vita a nuovi percorsi, a modi nuovi di guardare l’uomo affinché ogni disuguaglianza si azzeri e ad ogni uomo sia riconosciuta la sua dignità.
Papa Francesco ha preso su di sé la Croce di Cristo, con lui affidiamoci alla Croce perché è dalla Croce che dobbiamo ripartire se vogliamo un mondo migliore.