Sabato 19 ottobre, alle ore 17.30, è stato presentato, alla Pinacoteca San Domenico di Fano, il meraviglioso restauro del polittico di Monte San Pietrangeli, l’opera ospitata nella città adriatica dopo l’ultimo disastroso terremoto che ha colpito il centro-Italia, opera ormai notissima a tutti i fanesi che hanno potuto ammirarla da due anni a questa parte nel sopra citato museo.
Opera d’arte. Un bel gesto di sentita amicizia, questo restauro, ben sottolineato dal cordiale saluto del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Giorgio Gragnola, e dalle commoventi parole del Sindaco di Monte S. Pietrangeli, Paolo Casenove, il quale ha ringraziato tutti coloro che hanno dato a questa opera d’arte la possibilità di essere ancora più valorizzata e, grazie all’arte, di tenere ancora viva l’attenzione sui luoghi terremotati. Moderatrice della serata è stata la professoressa Laura Baratin, Direttrice della Scuola di Conservazione e Restauro dell’Università di Urbino. “Per la città di Fano avere quest’opera – ha spiegato la Baratin – è stata anche l’occasione per mostrare come si interviene su un’opera d’arte importante che ha subito danni causati dal terremoto del 2016 e come tra istituzioni e enti territoriali si possa collaborare”.
Team di esperti. Una ghiotta occasione per la docente che ha potuto rivendicare, giustamente e con orgoglio, le competenze di un team di diagnostici (Paolo Triolo, Maria Letizia Amadori, Valeria Mengacci) e di restauratori (Maria Letizia Andreazzo, Benedetta Paolino, Michele Papi, Alice Torregiani) di altissimo livello professionale, specialisti tutti del loro settore e tutti prodottisi in puntualissime relazioni tecniche. Responsabile del progetto Claudio Maggini, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.
Attribuzione. A Maggini il compito di ripercorrere l’iter attributivo dell’anonimo dipinto, iter che chiama in causa nomi importanti sia di studiosi che di pittori, dal Serra allo Zampetti per quanto riguarda i primi, e dal Perugino, al Crivelli, al Presciutti per quanto concerne i secondi, fino a giungere all’Ugolini che attribuisce il polittico all’eclettico Ottaviano Dolci di Casteldurante. Con questa attribuzione, “folgorato sulla via di Damasco”, il dipinto è stato esposto a Roma dal Maggini al Pio Sodalizio dei Piceni, nel 2017. Diversamente attribuito il dipinto arrivava a Fano, e a sciogliere il gordiano nodo attributivo veniva invitato il professor Vittorio Sgarbi, forse con non troppa convinzione sua e dei presenti, aggiungeva alla lista dei probabili autori un altro nome, quello dell’Hispanus.
Risultati. I risultati delle recenti indagini diagnostiche, effettuate in occasione dei lavori di restauro, parrebbero indicare, riferisce sempre il Maggini, almeno cinque o sei diversi pittori quali esecutori dell’opera e, ovviamente, nessuno di loro noto. Un incredibile tormentone. L’Ugolini, da noi interpellato, sorride, ma resta fermissimo sulle sue posizioni: è l’eclettico Ottaviano Dolci, ancora quasi sconosciuto ai più.