Mi fecero entrare, anzi mi trascinarono, all’interno del ristorante macrobiotico. Proprio quello di cui i giornali riempiono le pagine in questi giorni. Io, veramente avrei preferito andare a mangiare le tagliatelle coi fagioli a Novilara ma, essendo in democrazia, mi piegai ai voleri della maggioranza.Ci portarono una tazza di brodino, che definire insipido è un eufemismo, ma annusando attentamente si sentiva un indeterminato odore di verdure, poi tutta una serie di pappette e vegetali tritati. Ad ogni ‘portata’ ci illustravano con dovizia i componenti ed i nomi degli erbaggi utilizzati. Erano nomi vagamente orientaleggianti con le desinenze in ‘tang, sing, min’ e mi prendesse un accidente se ne ricordo qualcuno. Il cervello umano ha l’incredibile capacità di rimuovere i ricordi negativi. Nel frattempo avevo adocchiato una brocchetta di vetro con un liquido ambrato; meno male almeno un bicchiere di vino posso berlo.
Fra le risate dei commensali scoprii che era the o tisana e nemmeno zuccherata. Il dessert, qualunque cosa fosse, aveva appena un incerto sapore dolciastro. L’unica cosa positiva fu il conto: avevamo mangiato poco e pagato poco. Inventai un impegno ed andai a farmi una piadina nel chiosco di piazzale Matteotti. Feci il voto di non entrare mai più in simili locali, Ora mi chiedo chi odia il cibo e se stesso per cadere nella trappola di queste sette alimentari: tutti abbiamo visto la foto della ragazza che era arrivata a pesare 35 kg. Sicuramente si tratta di persone che hanno dei forti problemi, motivo in più per condannare eticamente chi ne ha approfittato per ridurla in stato di schiavitù. Per quanto riguarda le condanne penali lasciamo spazio alla magistratura ed attendiamo i risultati. L’unica nota positiva dei ristoranti macrobiotici è che impongono di spegnere il cellulare all’ingresso.